Forza Italia, Ronzulli attacca i fuoriusciti e difende la Lega: «Legami con la Russia? Propaganda di sinistra»

La vicecapogruppo al Senato attacca gli ex compagni di partito Brunetta, Gelmini e Carfagna: «Traditori»

La vicecapogruppo al Senato di Forza Italia, fedelissima di Berlusconi, Licia Ronzulli ha commentato la situazione del suo partito in un’intervista a La Nazione. «Non ho mai neanche sognato di allontanarmi», ha detto. Sui fuoriusciti dal partito, li definisce duramente dei «traditori», in primis del mandato dei cittadini e poi di Forza Italia, di cui offendono «la storia e le battaglie»: «La coerenza avrebbe voluto almeno le dimissioni di chi occupa posti per nome e per conto del partito che ha lasciato. Questo cambio di casacca è un compromesso al ribasso per interessi specifici e personali, legati al potere non al Paese, alla poltrona non ai valori», dice. Secondo la senatrice, il partito non sta implodendo: «Nulla di più lontano dalla realtà. Parliamo di 7 parlamentari su 131, che per costruire una falsa narrazione esclusivamente mediatica sono andati via scientemente uno per volta. Di implosione parla solo chi spera che questo accada». Per Ronzulli, Forza Italia resta «la prima scelta degli italiani».


La difesa della Lega

E a proposito degli alleati della Lega e dei presunti legami con la Russia, derubrica le voci a propaganda della sinistra: «È la solita campagna d’odio della sinistra, quella che scatenano sempre quando sanno di perdere, la consueta strategia di chi, privo di qualsiasi proposta, non ha altra strada se non quella di avvelenare i pozzi». Poi torna ad attaccare le ex compagne di partito, le ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, passate ad Azione di Carlo Calenda, di cui non riesce a comprendere la scelta che rischia di portarle a far parte dell’alleanza con il Pd. E affonda: «L’addio della Gelmini era nell’aria da mesi, non ci stupisce, ha sempre tentato capovolte utili esclusivamente ad atterrare sulla poltrona più comoda. Per Mara invece ho provato rammarico, stava facendo bene come ministro. Nessuno può calpestare così 30 anni di storia, di appartenenza, di incarichi di prestigio ricoperti grazie alla generosità del presidente Berlusconi. Ma la riconoscenza non è di tutti».


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