Pd, l’affondo di Matteo Renzi dopo l’esclusione di Luca Lotti: «Scelte di Letta guidate dal rancore»

Il leader di Italia Viva si dice molto distante dai dem su infrastrutture e nuove tasse

Anche Matteo Renzi si inserisce nel dibattito sulle liste di candidati del Pd alle prossime elezioni politiche. Se da un lato il segretario Enrico Letta dice di non aver imposto «persone mie» e che avrebbe voluto «ricandidare tutti i parlamentari uscenti», le scelte finali hanno suscitato polemiche accese, dentro e fuori il partito. Molto duro il leader di Italia Viva, secondo il quale la guida di Letta (che, tra l’altro, non ha mai voluto trattare un’alleanza elettorale con l’ex segretario) parrebbe «caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere». Nella sua E-news Renzi commenta la volontà di escludere i cosiddetti renziani: primo fra tutti Luca Lotti, che l’ha accompagnato nell’avventura nel Pd fino a diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Poi, le loro strade si sono separate, con Lotti rimasto al governo come ministro dello Sport nell’esecutivo guidato da Gentiloni e Renzi che iniziava il suo progressivo e inarrestabile allontanamento. Lo stesso Lotti, venuto a conoscenza del fatto che non sarebbe rientrato dei candidati, ha usato il termine “rancore”: «Anche quando alcune scelte sembrano più dettate dal rancore che dalla coerenza politica, mi troverete sempre dalla stessa parte. La parte del Pd». Anche altri nomi dell’area riformista del partito sono fuori dalla corsa, il più noto è probabilmente Stefano Ceccanti, che non ha ancora rilasciato commenti. Si è solo limitato a scrivere su Twitter che presto spiegherà la sua posizione. Il leader di Italia Viva traccia, infine, la visione del Paese che condivide con il suo nuovo alleato Calenda che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto», escludendo nuove tasse: «Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd».


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