L’auto blu, il peculato e la telefonata con la moglie registrata: così il caso Boccia rischia di diventare un’inchiesta su Sangiuliano
«Non mi faccio buttare fuori un ministro dai giornali di sinistra e da Dagospia». Giorgia Meloni è decisa sul caso Gennaro Sangiuliano – Maria Rosaria Boccia. E non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Per ora. Perché quell’«Ho fatto bene a tenerlo?» sussurrato ai fedelissimi tradisce il nervosismo della premier. E le sue paure. Quella di una sua registrazione in cui si parlerebbe di nomine collegate al ministero della Cultura. E quella di una procura che prenda sul serio l’esposto presentato dai Verdi per peculato. Ma il ministro ci mette anche del suo. «Come si fa a chiedere le mie dimissioni quando ci sono ministri o membri del governo con situazioni più delicate delle mie», fa sapere in un retroscena. Scatenando così la caccia al collega. E intanto si scopre che proprio Sangiuliano ha tentato di raccomandare Boccia a Milano.
Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia
A raccontare la trasferta milanese del ministro è oggi il Corriere della Sera. La vicenda risale all’inizio di agosto, quando evidentemente i due non avevano ancora interrotto la loro relazione. Boccia è reduce dal niet dello staff di Sangiuliano nei confronti della sua nomina a consigliera. E lui decide di darsi da fare. Un piano B che ha a che fare con il mondo delle imprese e della moda. «Aiutatemi a dare una mano a Rosaria», è il leit motiv. Che in poco tempo diventa un appello disperato. Anche perché il tempo stringe. E secondo il quotidiano Boccia non è ancora stata informata del no alla nomina. Prima, era lei a chiedere. «Mi è stata presentata da alcuni medici. Poi ha cominciato a farsi viva a più riprese, facendo mille proposte. Mi sono confrontata con gli altri di cui lei millantava conoscenza e collaborazioni e ho capito che ovunque era la stessa solfa», confida una parlamentare.
L’inchiesta per peculato
Intanto il co-portavoce di Avs Angelo Bonelli presenterà oggi un esposto alla procura di Roma sul caso. Secondo il deputato ci sono i margini per ravvisare il reato di peculato. Perché per permettere a Boccia di presenziare a eventi come quello di Taormina e Polignano a mare sono stati utilizzati beni e servizi di Stato. Tra cui l’auto blu per recarsi al seguito del ministro. O la segreteria del ministero per ottenere i biglietti degli aerei e le camere degli hotel in cui soggiornare. Poi c’è la questione degli occhiali-telecamera di Rayban utilizzati da Boccia. Secondo Bonelli così l’influencer «ha violato il divieto assoluto, anche per i parlamentari, di registrare l’aula e l’interno degli edifici istituzionali». Ora la palla passa ai pubblici ministeri. Che terranno presente il fatto che a Montecitorio (e a Palazzo Madama) vige l’autodichìa.
La telefonata con la moglie
Ma c’è anche una telefonata tra Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. Giornalista professionista nata e cresciuta a Roma, ora è alla Rai ma in passato (ironia della sorte) ha lavorato anche lei all’organizzazione di grandi eventi. Ha debuttato in una trasmissione musicale, ora è vice caporedattore ed è sposata con il ministro dal 2018. Sangiuliano ha fatto ascoltare a Boccia una telefonata con Corsini in viva voce. Si tratta di quella in cui una «voce femminile» gli intima di «strappare il contratto e interrompere la relazione». Quella conversazione è stata registrata. E, secondo Sangiuliano, quello è stato uno dei motivi che l’ha convinto a interrompere la relazione sentimentale con Boccia. Ma ora la domanda è una: quanti altri colloqui ha ancora in mano la donna? E come li userà?
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