Tabacco, rifiuti elettronici, emissioni: le nuove tasse del bilancio Ue dividono i partiti. Fidanza a Open: «Le imposte ambientali hanno fallito»


Se l’Unione europea vuole aumentare il suo budget (e già su questo non tutti sono d’accordo), i soldi da qualche parte dovranno pure arrivare. E visto che difficilmente i governi accetteranno di aumentare i contributi nazionali, Bruxelles punta su cinque nuove tasse. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha svelato la proposta di bilancio pluriennale – quello che coprirà il settennato dal 2028 al 2034 – in cui chiede di aumentare il budget comunitario dagli attuali 1,2 miliardi a circa 2 miliardi di euro. Per riuscirci, l’esecutivo Ue punta su cinque nuove «risorse proprie», un’espressione che viene usata per indicare le fonti di entrata che finanziano direttamente il bilancio a lungo termine.
Le 5 nuove tasse proposte dall’Ue
La prima tassa inclusa dalla Commissione europea nel nuovo bilancio è l’Ets, ossia il Sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue. Si tratta di un meccanismo che punta a ridurre le emissioni di gas serra nei settori industriali più inquinanti e si prevede che possa fruttare a Bruxelles entrate annue per circa 9,6 miliardi di euro. La seconda imposta è il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), un sistema pensato per far sì che le merci importate da paesi extra Ue non godano di un vantaggio competitivo a causa dell’assenza di vincoli ambientali e di emissioni. Si prevede che possa generare entrate per circa 1,4 miliardi di euro all’anno.
Poi c’è la tassa sui rifiuti elettronici non raccolti, che supporterebbe le politiche ambientali europee e contemporaneamente darebbe vita a un tesoretto di circa 15 miliardi di euro all’anno. Altri 11,2 miliardi dovrebbero arrivare da una nuova aliquota su tabacco, sigari e sigarette elettroniche, che negli auspici di Bruxelles farebbe pure risparmiare soldi aggiuntivi in sanità. Infine, c’è la proposta di istituire un contributo forfettario per le grandi aziende con un fatturato annuo di almeno 100 milioni di euro che operano e vendono nell’Ue. Questo balzello, sempre secondo le stime della Commissione, porterebbe nelle casse dell’esecutivo comunitario circa 6,8 miliardi di euro ogni anno. Sommando queste cinque tasse, Bruxelles guadagnerebbe 44 miliardi annui di entrate aggiuntive.
Contraria FdI: «Le tasse ambientali hanno fallito»
C’è solo un problema con cui von der Leyen si trova a fare i conti: a molti la sua proposta sulle «risorse proprie» non piace affatto. Tra gli italiani è Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, a esprimere il giudizio più negativo. «Non ha senso prevedere un fondo per la competitività alimentandolo di fatto con nuove tasse che andrebbero a minare quella stessa competitività. È un gioco delle tre carte che non ci convince e non ci piace. Siamo contrari», dice Fidanza a Open. Secondo il capodelegazione di FdI, «le tasse ambientali hanno fallito». E la Commissione, piuttosto che promuovere «un diluvio di nuove tasse», dovrebbe pensare «a nuove iniziative con debito comune».
Forza Italia: «Noi contrari alla tasse sulle imprese»
Più sfumata la posizione di Forza Italia, con l’eurodeputato Marco Falcone che a Open spiega: «Noi popolari siamo in linea di principio contro l’aumento della pressione fiscale. Questo inoltre non ci sembra il momento di aumentare le tasse su famiglie e imprese, già colpite da anni difficili». Allo stesso tempo, aggiunge Falcone, «ci rendiamo conto che le nuove sfide come la difesa comune impongono uno sforzo di bilancio» e «ragionare sul tabacco o sulle entrate Ets e Cbam potrebbe essere utile, a patto di risolvere le distorsioni che attualmente inficiano le tassazioni delle emissioni». L’eurodeputato di Forza Italia si dichiara invece contrario «alle tasse sulle imprese, piccole o grandi che siano», mentre sui rifiuti elettronici precisa che «occorre cautela, affinché la misura non si riveli un boomerang per i bilanci statali». Falcone aggiunge: «Piuttosto che puntare tutto su nuove tasse, dobbiamo prima rafforzare il principio di responsabilità nella spesa comune. Questo per noi potrebbe essere declinato anche nel ricorso agli eurobond».
Tridico (M5s): «La web tax tolta dal bilancio solo per compiacere Trump»
Più sfumata la posizione di Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 stelle. «Noi siamo da sempre favorevoli alle risorse proprie perché l’UE deve essere in grado di rispondere alle tante sfide che ha davanti. Tuttavia, la Commissione ha commesso molti errori», dice a Open l’ex presidente dell’Inps. Secondo Tridico, «usare il Cbam sarebbe un autogol perché porterebbe a ulteriori aumenti» del costo dell’energia. Mentre sulla tassa per le grandi aziende, dice di avere qualche dubbio: «Arriva in un momento non fortunato, visto che molte sono in crisi e subiranno i dazi asimmetrici di Trump. Dobbiamo stare attenti a non scoraggiare gli investimenti in Europa». Più che le grandi imprese, suggerisce Tridico, la Commissione europea avrebbe dovuto tassare i grandi patrimoni dei miliardari oppure spingere sulla web tax: «È stata tolta per compiacere Trump e così si esentano le grandi compagnie americane che fanno miliardi di utili in Europa senza pagare tasse».
Benifei (Pd): «Favorevoli alla tassa sulle grandi imprese»
Il Partito democratico, che pure si è mostrato critico nei confronti del bilancio, difende la scelta della Commissione europea di puntare sulle nuove imposte. «Appoggiamo la decisione di includere nel bilancio le risorse proprie, a partire dall’Ets o dalla tassa sulle grandi imprese, perché sono essenziali per ripagare i debiti del Next Generation Eu senza intaccare il bilancio», dice a Open l’eurodeputato Brando Benifei. Il politico ligure sprona la Commissione europea a mantenere «un comportamento rigoroso». Anzi, la invita ad alzare ancora di più l’asticella dell’ambizione: «Aver ceduto sulla tassa minima globale per compiacere Trump è stato un errore, che per giunta finora non ha portato a un accordo sostenibile sui dazi. Mi auguro che quel dossier venga riaperto».
Serafin: «Senza quelle tasse dovremmo chiedere più soldi ai governi»
Al di là delle singole forze politiche, diversi governi hanno storto il naso davanti alle nuove tasse proposte dalla Commissione europea. «La tassazione per le imprese mi pare un fuor d’opera perché è esattamente un messaggio antitetico a quello che si vuole dare. Penso che si debba rivedere questa iniziativa perché andiamo nel senso opposto a quelle che sono le aspettative, ma anche a quelle che sono le nostre volontà», ha detto oggi Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei. A difendere la scelta di Bruxelles ci ha pensato il commissario europeo al bilancio, Piotr Serafin, che alle critiche di alcuni governi ha ribattuto così: «Sappiamo che non è il momento di chiedere contributi più elevati da parte degli Stati membri al bilancio europeo». E le nuove risorse proprie, ha spiegato, rappresentano uno strumento pensato proprio «per quadrare il cerchio ed essere più efficaci e più ambiziosi».
Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, presenta la proposta per il nuovo budget pluriennale Ue