Milano, un’onda di plastica “sommerge” i Navigli. L’opera inaugurata da Jovanotti

Cosa ci fanno Jovanotti, un’installazione artistica e i ragazzi di Parley sul Naviglio Grande di Milano? Lanciano il progetto per ripulire le spiagge italiane nell’estate 2019

Un’onda, un mare di plastica dal peso di 8 tonnellate ogni anno si riversa negli oceani. Ed è proprio un’onda fatta di bottiglie, tappi e rifiuti che dalla sera del 5 giugno sovrasta l’alzaia del Naviglio Grande di Milano. L’installazione, inaugurata da Jovanotti, serve a sensibilizzare chi passa la serata in uno dei luoghi della movida milanesi a evitare di utilizzare la plastica, o quantomeno a riciclarla. Ed è stata anche l’occasione per il lancio di Protect Paradise: «Non c’è posto per la plastica in paradiso». Si tratta di un progetto che coinvolge Corona, azienda messicana di birra, e Parley, un network di creativi, artisti, associazioni ambientaliste e persone comuni che lottano per la salvaguardia degli ambienti marini. Il progetto va di pari passo con il tour estivo di Jovanotti, il Jova Beach Party, che porterà il rapper in giro per le spiagge più belle di Italia con un motto: dopo il passaggio del tour, le spiagge andranno lasciate «meglio di come le abbiamo trovate».


L’onda

L’installazione artistica è interattiva e ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico: accanto all’onda di plastica c’è un foro dove inserire una bottiglietta. In cambio si riceveo una bottiglia di Corona gratuita. Funziona così: in Ripa di Porta Ticinese 43 fino al 9 giugno, giornata di chiusura della Settimana degli Oceani, chi riciclerà la propria bottiglia nella plastic machine anziché gettarla nell’indifferenziato riceverà un coupon per ritirare la birra nei bar della zona che hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione ambientalista (Elita Bar, Mag Cafè, Sugar e Ugo). L’onda che sovrasta la plastic machine è composta dal 15 metri cubi di materiale riciclato dal peso di 220 chili. La compongono più di 12.000 bottigliette e bicchieri che sarebbero finiti nelle discariche o, peggio, nei mari, se non fosse stata offerta loro una seconda vita grazie ai principi dell’economia circolare.

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