La versione di Maduro: «Ci difenderemo con la forza della ragione e con la ragione della forza»

Oltre un’ora di intervista di Jordi Évole a Nicolás Maduro per «Salvados», il programma dell’emittente spagnola «la Sexta». Ecco cosa si sono detti nel Palazzo di Miraflores, sede del governo a Caracas

Gli occhi del mondo sono puntati sul Venezuela: attualmente a Caracas ci sono due persone che si definiscono presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro e Juan Guaidó. Stati Uniti,Unione europea e molti Paesi dell’America latina sostengono il secondo. Maduro è supportato invece da Russia, Cina, Iran, Turchia e Cuba. In un’intervista faccia a faccia con il giornalista spagnolo Jordi Évole, Nicolás Maduro ha raccontato il suo punto di vista sulla situazione in Venezuela. Il botta e risposta è andato in onda nel programma Salvados, sull’emittente spagnola la Sexta. «Gli Stati Uniti vogliono fare del Venezuela un altro Iraq e un’altra Libia. La supremazia bianca che governa la Casa Bianca non permette soluzioni diplomatiche perché non ha rispetto dei suoi interlocutori. Ciò che è stato fatto a Saddam Hussein e a Muhammar Gheddafi è un crimine organizzato dall’Occidente. Guardate adesso com’è la situazione in Nord Africa: è una terra dal tessuto sociale distrutto. E adesso l’Europa sta pagando quei crimini con la crisi migratoria e il terrorismo: due conseguenze della loro visione colonialista del mondo. Ma in Venezuela non accadrà la stessa cosa, io non farò la stessa fine. Noi siamo una forza onesta, abbiamo dei programmi, dei progetti, e abbiamo un popolo e un esercito che li sostiene. Nessuno sa con certezza quali saranno gli sviluppi di questa situazione: posso dirvi che tutto dipenderà dalla pazzia e dall’aggressività degli imperi del Nord del mondo», ha affermato Maduro.


Sulle ultime dichiarazioni di John Bolton, consigliere della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che aveva detto: «Gli auguro un quieto pensionamento su una bella spiaggia,ma potrebbe trovarsi a frequentare la spiaggia a Guantànamo», Maduro ha ribattuto: «È un pazzo estremista. Che dobbiamo fare, arrenderci a lui? Un detto latino dice: se vogliamo la pace, prepariamoci alla guerra. Io dico al popolo: se volete la pace, preparatevi alla difesa. Dall’estero ci minacciano, ci posizionano i militari al confine, che dobbiamo fare, arrenderci?». «In Venezuela abbiamo 50 mila unità popolari di difesa – continua Maduro – è il popolo che si organizza. Sono civili che si sono organizzati in milizie a difesa dei quartieri, delle università, delle proprie attività. Hanno ricevuto un allenamento di tipo militare e hanno accesso alle armi. Vi dico di più, presto diventeranno 2 milioni i civili nelle milizie.È la rivoluzione che ha creato questo secondo livello di organizzazione paramilitare, che affianca l’esercito, la guardia nazionale, l’aviazione e l’armata del Venezuela. E comunque non accettiamo ultimatum da nessuno. Perché dovremmo ripetere le elezioni presidenziali, già avvenute il 20 maggio scorso?Molti Paesi all’epoca non le hanno riconosciute, è vero, ma sono gli stessi Paesi che oggi hanno dato l’ultimatum. Io non voglio convocare le elezioni presidenziali perché la legge venezuelana dice che devono essere celebrate nel 2024».


Alla domanda del giornalista su eventuali contatti con gli Stati Uniti: «Donald Trump non mi ha mai telefonato. Se lo facesse gli direi: “Fermati, stai commettendo errori che ti stanno macchiando le mani di sangue, fermati!”. Ma intanto dobbiamo difenderci. Ho prove che Trump voglia uccidermi, è stato deciso all’interno della Casa Bianca l’attentato con i droni dell’anno scorso, i finanziatori vivono lì, negli Usa, ma non hanno voluto estradarli in Venezuela». E sugli altri leader mondiali: «Grazie Putin per l’amicizia. Macron ascolta i gilet gialli. A Trudeau? A lui non ho niente da dire. Alla Merkel chiederei di provare a vedere l’altro Venezuela, che non ascolti solo gli oppositori. A Bolsonaro augurerei una buona salute. Macrì? Mettiti le ciabatte, è finito il tuo tempo. Erdogan, ho tanta stima di te. Sanchez, sei un falso e non sei stato eletto da nessuno. Dovresti essere tu quello a convocare le elezioni in Spagna. Non ti macchiare le mani di sangue. Sei un presidente designato dal parlamento, non eletto,e haiuna visione neocoloniale».

Sulla presa di potere di Guaidó, Maduro ha affermato:«È parte di un colpo di stato, anche se non c’è stata violenza. Non può un individuo andare nelle piazze pubbliche e assumere la massima investitura del Paese. È una pagliacciata. Semplicemente è l’intento di un governo parallelo che vuole dividere il Venezuela. Io intanto dedico tempo al popolo, non a difendere il mio potere. La destra Venezuelana, Stati Uniti e Europa, hanno cercato di convincere il nostro popolo a un colpo di stato. Per questo ho fatto marce con tanti militari, per mostrare che siamo uniti. Il Venezuela non sta affrontando una crisi umanitaria, ha una crisi politica, economica, ma non umanitaria. Ci hanno posizionato nelle statistiche in una crisi umanitaria perché è un modo per giustificare l’interventismo. Ammetto che600-800 mila persone sono fuggite dal Venezuela, non 3 milioni o 4 come dicono all’estero».

«Per la questione Guaidó – continua – non deciderò io se incarcerarlo o meno: stanno investigando i giudici. Ma lasciatemi mandare un messaggio: un vero bolivariano non si ritira, non si arrende mai. Io non mi ritiro, che lo sappia tutto il mondo. Mi piacerebbe confrontarmi con Guaidó, ma non so se ha il potere sufficiente per parlare con me, perché lui è stato messo lì, è manovrato da chi detiene il vero potere. A lui direi: “Non fare danni al paese, hai anni di lotta davanti a te.Vieni a parlare faccia a faccia con me, non è un gioco da ragazzi la politica, ci vuole responsabilità, molta”. Spero che questo messaggio arrivi».