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Nuovo ponte per Genova: costruirà Fincantieri-Salini sui disegni di Renzo Piano

18 Dicembre 2018 - 06:45 Chiara Piselli

Sarà firmato dalla cordata Fincantieri, Salini – Impregilo il nuovo viadotto sul Polcevera. A meno di sorprese dell’ultim’ora, il progetto definitivo è quello che si ispira ai disegni che l’archistar genovese Renzo Piano regalò alla sua città a poche settimane dal crollo. Il nodo si è sciolto nel pomeriggio di ieri quando il sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci ha fatto la telefonata che ha chiuso i giochi. Ritoccato dalla cordata assegnataria, il progetto disegnato da Renzo Piano avrà meno piloni di quelli previsti in origine. 

Scartata dunque la proposta del colosso Cimolai su progetto di Calatrava, e accantonata l’ipotesi che vedeva entrambe le cordate collaborare per il progetto di ricostruzione: La fase di ricostruzione partirà il 31 marzo, quando la demolizione sarà ancora in corso. Stando alle promesse di governo e amministrazione locale, i lavori per il nuovo ponte dovrebbero terminare a Natale dell’anno prossimo, come ha confermato in mattinata il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: “a fine 2019 il ponte sarà in piedi e a inizio 2020 sarà inaugurato”. Quanto alla cordata sconfitta, il sindaco Bucci avrebbe chiesto al colosso Cimolai di non fare ricorso. Ma l’atteggiamento di scontentezza – anche da parte dell’architetto Calatrava – resta. 

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Intanto, ieri in tribunale, all’udienza dell’incidente probatorio, si sono discusse le modalità di demolizione di quello che rimane in piedi del Morandi. La procura ha autorizzato lo smontaggio del moncone ovest del ponte ma “in permanenza di sequestro”, così da garantirsi la conservazione delle parti utili ai fini delle indagini che devono rimanere integre per completare la perizia.

In sostanza, sarà una demolizione “con controllo della procura”: ogni pezzo che verrà rimosso sarà sottoposto al vaglio dei consulenti per capire se sia utile per le prove o se può essere smaltito. Gli operai delle cinque ditte incaricate per la demolizione potranno quindi lavorare liberamente sui resti dissequestrati, mentre sarà loro consentito solo di accedere alle altre zone – per sistemare cantieri e macchinari necessari –  senza però toccare nulla. “Non è un vero dissequestro e non poteva essere altrimenti – ha evidenziato il capo della Procura Francesco Cozzi -. Bisogna ancora conservare i resti del ponte che serviranno ai periti”.

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Quanto al moncone est del viadotto Morandi, il sindaco-commissario Bucci ha spiegato che ci saranno sei strutture metalliche che consentiranno di mettere in sicurezza quello che resta del ponte crollato. Grazie a questo passaggio, si potrà poi lavorare per rimuovere l’amianto che c’è sulle case che dovranno essere abbattute.

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Dopo la messa in sicurezza si potrà pensare di riaprire l’ormai nota via Fillak. Mentre è stata confermata la riapertura di via Perlasca prima di Natale. Oltre ai monconi del Morandi, la demolizione riguarderà anche molti degli appartamenti sotto la parte est del ponte. “Il numero delle case da demolire oscilla tra 50 e 120”, ha fatto sapere Bucci. Ma la speranza, specie tra gli sfollati, è quella di risparmiarne quante più possibile.

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