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E intanto riparte il processo sul «naufragio dei bambini»

20 Gennaio 2019 - 21:56 Sara Menafra
Nel naufragio dell'11 ottobre 2013 persero la vita 300 persone. Sotto accusa la scelta della Marina di non inviare soccorsi immediati

Si è fermato tutto per quasi due anni a causa di una questione procedurale finita in Cassazione. Ora, però, a fine febbraio, il processo per il «naufragio dei bambini»  - avvenuto l’11 ottobre del 2013 a largo di Lampedusa e in cui avrebbero perso la vita 300 persone tra adulti e minori, alcuni piccolissimi –  potrebbe prendere il via. In seguito alla imputazione coatta, discussa anche dai giudici del Palazzaccio, il pm di Roma Sergio Colaiocco chiederà il rinvio a giudizio per due persone. Per la prima volta, a finire sul banco degli imputati potrebbero essere due militari italiani, Luca Lucciardi, ufficiale della Marina responsabile della Sala Operativa, e Leopoldo Manna, capo della Centrale Operativa della Guardia Costiera.

I reati

Sono accusati di rifiuto di atti d'ufficio ed omicidio colposo perché avrebbero ritardato i soccorsi ad una barca in avaria carica di migranti, causando la morte di circa sessanta bambini (le cifre sono basate sulle testimonianze, i corpi ritrovati in mare furono ventisei).

E intanto riparte il processo sul «naufragio dei bambini» foto 1

Ansa |Il pm Sergio Colaiocco

Gli orari

Molto, in questa vicenda, pesano gli orari, le ore centrali di una giornata di metà ottobre. A mezzogiorno dell’11 ottobre 2013, un gruppo di profughi a bordo di un peschereccio partito dalla Libia carico di 480 persone prova per la prima volta a contattare i soccorsi italiani. A mettersi al telefono è Mohanad Jammo, 40 anni, primario dell’unità di terapia intensiva di un ospedale di Aleppo. Nel naufragio Jammo perderà entrambi i figli, di 6 anni e 9 mesi, mentre sua moglie, docente universitaria di Ingegneria meccanica, riuscirà a salvarsi.

Una settimana prima, il 3 ottobre, in quello stesso braccio di mare sono morte altre 368 persone: il più grave naufragio degli ultimi anni, e la tensione è ancora tanta tra le autorità portuali. L’sos di Jammo viene raccolto dalla centrale di coordinamento di Roma. Jammo ha un cellulare con gps e nota la posizione dell’imbarcazione: 113 chilometri da Lampedusa e 218 da Malta. Non può sapere, invece che tra le 27 e le 10 miglia di navigazione, appena oltre la linea dell’orizzonte, incrocia la nave della Marina italiana, la Libra.

E intanto riparte il processo sul «naufragio dei bambini» foto 2

L'incrociatore Libra
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