«AAA, vendesi Esino Lario». La provocazione del sindaco per salvare i piccoli comuni di Italia

I borghi del nostro Paese non riescono a contrastare lo spopolamento e la mancanza di investimenti. L’iniziativa del primo cittadino del borgo sul Lago di Como ha attirato l’attenzione dei media: «Stiamo provando di tutto per cercare soluzioni per far andare avanti i luoghi dove siamo nati e cresciuti». In vendita dai lampioni urbani al parco giochi: abbiamo intervistato il sindaco per farci raccontare i tentativi di far cassa

Sono i mali comuni di molti borghi d'Italia: spopolamento e nessun grande investimento pubblico. Gli ultimi abitanti di quei luoghi non lasceranno mai le case ai propri figli e nipoti: la vita, il lavoro hanno portato le nuove generazioni lontano da quei vicoli di pietra sperduti tra le montagne e le campagne italiane.


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Shutterstock | Esino Lario dalle acque del Lago di Como

Esino Lario, piccolo Comune in provincia di Lecco, ha vissuto momenti di gloria alternati a periodi nel dimenticatoio. Il sindaco Pietro Pensa però non si dà per vinto e prova a incoraggiare le amministrazioni di piccoli paesi come il suo. Sulle sponde del Lago di Como, il primo cittadini lancia una provocazione che farà parlare di Esino Lario ancora a lungo: Esino Lario vendesi.

Sul Municipio del borgo campeggia un'etichetta gigante con un codice a barre: è in vendita il simbolo dell'amministrazione, la sede del Comune, per 200.000€. Ma le offerte vanno da i lampioni della luce, venduti al 3×2, alla ghiacciaia del Moncodone, in cima al monte Grigna e in vendita con il 15% di sconto.

Pensa racconta così l'iniziativa: «In questi anni Esino Lario è stato una guida e un’ispirazione per lo spirito imprenditoriale di migliaia di piccoli Comuni italiani». Eppure i problemi di bilancio e di erogazione di servizi al passo con i tempi non si risolvono, «ecco perché ho deciso di prendere una posizione forte per il bene di tutti, mettendo in vendita i luoghi simbolo».

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Sindaco, come nasce quest'iniziativa?

«È l'ennesimo tentativo di trovare un sistema per avere risorse. Vogliamo che il nostro paese continui ad andare avanti dando ai cittadini tutti i servizi degni della modernità».

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Da quanto tempo sono bloccati gli investimenti?

«Gli investimenti non sono mai stati bloccati. Partendo dal famoso raduno mondiale di Wikipedia tenutosi a Esino Lario nel 2016, potrei raccontarvi degli investimenti per l'ambiente, abbiamo cambiato gli impianti di riscaldamento, installato luci a led per l'illuminazione pubblica, colonnine per le auto elettriche. Ancora, abbiamo installato il wi-fi gratuito, ristrutturato il cinema e la scuola. Ma conosco la situazione degli altri borghi e sono consapevole che siamo un'eccezione. Un'eccezione che rischia comunque di scomparire».

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Con quali fondi avete portato avanti tutti questi lavori?

«Con quale ingegno più che altro: di risorse ne abbiamo sempre avute, ma pochissime. Lo sforzo maggiore è stato andare al risparmio su ogni cosa. Però è un messaggio di incoraggiamento per quei paesi nella nostra stessa condizione: le cose si possono fare finché ci sono un minimo di risorse».

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E adesso quelle risorse sono quasi tutte prosciugate.

«Nessuno si comprerà il Comune, sia chiaro. Ma è un simbolo: la vendita dei beni pubblici e la presenza di eventuali acquirenti sono la manifestazione di un interesse verso il borgo. Non sono poi così tanti a voler partecipare alla compravendita di cose pubbliche, credetemi. Ma sono sicuro che, in questo caso, qualcuno che voglia mettere a disposizione le proprie risorse per l'interesse pubblico lo troveremo».

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Nemmeno il raduno di Wikipedia del 2016, durante il quale circa 300.000 persone arrivarono a Esino Lario, ha dato al borgo uno slancio per la ripresa economica e demografica?

«La questione è che in Italia abbiamo la memoria del pesce rosso. Quella cosa straordinaria che fu il raduno di Wikipedia, dopo tre secondi, se lo sono dimenticati tutti. Tutti. Eppure si trattò di un evento mondiale che non tornerà in Italia per i prossimi decenni. Sono felice, però, che la community di Wikipedia lo ricordi bene: a distanza di tre anni so che parlano ancora bene del raduno del 2016 perché, mentre nelle grandi città c'è dispersione, a Esino Lario lo staff riuscì a creare un network fortissimo tra i partecipanti. Siamo l'unico paese della valle, abbiamo un solo campanile: per esempio, le istituzioni potrebbero incentivare l'organizzazione di questi eventi nei borghi per rilanciare l'economia dei piccoli comuni».

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E prima del 2016, non siete mai stati un paese a vocazione turistica?

«Il turismo andava bene fino agli anni '70. Dopodiché c'è stato un declino dal quale non ci siamo più ripresi. Eppure ci troviamo nel cuore del parco naturale delle Grigne. Pensate che qui, tornando a casa la sera, capita spesso di incrociare cervi, caprioli. È un posto straordinario dal punto di vista naturalistico. Poi siamo distanti solo 80 chilometri da Milano e la Grigna è una montagna dolomitica, un gioiello. Eppure ci siamo dimenticati delle bellezze che abbiamo accanto e come primo pensiero per i viaggi c'è quello di prendere un aereo e andare dall'altra parte del mondo».

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Adesso siete in emergenza per il bilancio.

«Emergenza è una parola che non voglio sentire nominare. È una parola abusata, bisogna invece tirarsi su le maniche e reagire. Il bilancio comunale è in ordine e adesso con quest'iniziativa speriamo di fare un po' di cassa. Non perché abbiamo delle perdite da colmare, ma perché vogliamo erogare servizi all'avanguardia agli abitanti del borgo e a chi decide di venire a visitarlo. Rimbocchiamoci le maniche senza aspettare gli aiuti di qualcuno».

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