Crisi in Libia, la linea dell’Italia a Berlino. Di Maio: «Far rispettare l’embargo Onu sulle armi»

«Nel 2011 sono stati compiuti errori gravissimi – dice il capo della Farnesina – Il risultato di quell’intervento militare furono migliaia di vittime, nuovi flussi migratori e decine di nuove cellule terroristiche»

La giornata berlinese di Luigi Di Maio nel giorno del vertice sul dossier libico comincerà dal faccia a faccia con il ministro degli Esteri turco, per poi passare a quello egiziano. Alle 14 quindi l’inizio del vertice con il premier Giuseppe Conte.


In un colloquio con il Messaggero, il ministro degli Esteri italiano ribadisce il ruolo indispensabile dell’Europa nella soluzione della crisi libica, con l’Italia «chiamata a giocare un ruolo importante». Ma il complicato puzzle libico non può essere completato senza Turchia ed Egitto, «partner» necessari dice Di Maio.


La posizione dell’Italia che Di Maio porterà al tavolo di Berlino sarà quella di insistere sulle sanzioni per chi «continua ad alimentare la guerra in Libia». Obiettivo ambizioso, ma complicato da applicare, visto che già oggi «sono previste dall’embargo Onu – ricorda il capo della Farnesina – ma bisogna fare in modo che siano rispettate».

Quel che andrà evitato sarà gli errori già fatti in passato, con l’intervento militare della Nato nel 2011 che, ricorda su Facebook: «Li ricordiamo tutti. Il risultato di quell’intervento militare furono migliaia di vittime, nuovi flussi migratori e decine di nuove cellule terroristiche che oggi operano a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Non possiamo più ripetere quegli errori».

Buongiorno a tutti. Oggi a Berlino per la Conferenza sulla Libia. Un appuntamento importante, che vedrà riuniti allo…

Gepostet von Luigi Di Maio am Samstag, 18. Januar 2020

Di Maio fa appello ai Paesi Ue coinvolti nella trattativa perché restino uniti. Ma sull’esito del tavolo di Berlino dice che non bisogna farsi illusioni: «La conferenza non è il punto di arrivo, ma solo un passo, giusto e necessario, lungo un percorso complesso e che richiederà ancora tempo. Molto resta ancora da fare».

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