Stragi del 1992, la Corte d’Assise condanna il boss latitante Matteo Messina Denaro all’ergastolo

Ricercato dal 1993, capo della mafia trapanese, Messina Denaro è stato tra i responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai cortonesi di Totò Riina

Dopo oltre 14 ore di camere di consiglio, la Corte d’Assise di Caltanissetta, ha condannato all’ergastolo il boss latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del 1992 di Capaci e di Via D’Amelio nelle quali persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte. Ricercato da oltre 27 anni (dal lontano 1993), Messina Denaro è identificabile come il boss della mafia trapanese ed è stato tra i responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai cortonesi di Totò Riina. Il processo che si è concluso è il terzo che si celebra a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto per la strage di via D’Amelio. Stando alle parole dell’accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, il boss Matteo Messina Denaro avrebbe determinato all’interno di Cosa nostra «un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia». «Non è sostenibile – ha spiegato il magistrato durante la requisitoria – che Totò Riina avrebbe comunque intrapreso quella strada senza avere il consenso di Cosa nostra, perchè se ci fosse stato il dissenso dei vertici di una delle province ci sarebbe stata una guerra». Dunque, per i giudici Messina Denaro ha appoggiato la linea del padrino corleonese.


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