Arresto per droga per i fratelli Bianchi: a capo di un gruppo di lottatori di arti marziali, gestivano loro le spedizioni punitive – Il video

Gabriele e Marco Bianchi erano già in carcere indagati per l’omicidio di Willy Monteiro Duerte lo scorso 6 settembre

Si aggiungono nuove accuse per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, in carcere per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte e ora tra i sei arrestati di un’operazione antidroga dei carabinieri ai Castelli romani. I due si trovano già in carcere dopo il brutale pestaggio avvenuto a Colleferro, in provincia di Roma, lo scorso 6 settembre, ai danni del 21enne di origini capoverdiane. Dopo due anni di indagine da parte della procura di Velletri ora la nuova accusa. I due avrebbero svolto una vera e propria opera di coordinamento dell’attività di spaccio, impartendo precise indicazioni ai vari complici e imponendo regole rigide agli acquirenti della piazza. Secondo quanto riportato dagli investigatori tutti sapevano «che bisognava pagare nei tempi e nei modi stabiliti» e tutti erano consapevoli che «in caso contrario, avrebbero potuto subire una vera e propria spedizione punitiva».


Traffici importanti che giustificherebbero il tenore di vita ostentato sui social ben al di sopra delle possibilità dichiarate dai Bianchi, mentre nel corso delle ultime indagini per l’omicidio del giovane cuoco capoverdiano è emerso che la famiglia Bianchi riceveva anche il reddito di cittadinanza. Lo spaccio dei due fratelli si sarebbe consumato nella zona tra Lariano, Velletri, Artena e comuni vicini, con l’aiuto di un solido gruppo tra cui esperti in arti marziali proprio come i Bianchi, ora tutti accusati a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti oltre che di tentata estorsione. Spacciatori e acquirenti ricorrevano ad un linguaggio criptico concordato, in cui lo stupefacente veniva chiamato in vari modi, da “caffè” a “aperitivo”, da “magliette” a “cd di Gomorra”. Un sistema che non aveva visto interruzioni neanche durante il lockdown, periodo in cui le consegne avvenivano comunque tramite un metodo “itinerante”, concordando cioè di volta in volta, luoghi, orari e modalità sempre differenti.


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