Enzo Vecciarelli: il capo di Stato maggiore della Difesa indagato per corruzione

Il nome era emerso anche a luglio dell’anno scorso ma i magistrati si erano affrettati a spiegare che era «assolutamente estraneo ai fatti»

Il generale Enzo Vecciarelli, attuale capo di Stato maggiore della Difesa, sarebbe tra le persone indagate da parte della Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta su tangenti e corruzione nelle forniture agli apparati militari. A scriverlo è il quotidiano La Verità. Si tratta delle indagini in quella che è stata chiamata “operazione Minerva”: «un terremoto per le nostre Forze armate», secondo il giornale diretto da Maurizio Belpietro. Per Vecciarelli, 64 anni, originario di Colleferro, è imminente il passaggio di consegne con il suo successore: il 5 novembre scadrà il suo mandato cominciato il 6 novembre 2018. Il suo successore è l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nominato il 19 ottobre scorso nuovo Capo di Stato maggiore dal Consiglio dei ministri. Secondo quanto riporta su La Verità, Vecciarelli avrebbe ricevuto secondo gli inquirenti alcune utilità illecite. Le indagini si stavano concentrando su altri soggetti, ma a tirare in ballo il Capo di Stato maggiore sarebbero state le dichiarazioni di un’imprenditrice arrestata, che avrebbe raccontato di un «sistema in cui se non ti adeguavi non lavoravi».


L’inchiesta

Si era parlato dell’inchiesta a luglio del 2020, quando erano state «applicate 31 misure cautelari, con 49 persone indagate e i nomi di 15 ditte, accusati a vario titolo di corruzione, frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta», ricostruisce La Verità. Il ministro Lorenzo Guerini aveva definito la Difesa «parte lesa». Dalle indagini della squadra mobile di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Antonio Clemente, sarebbe emerso un sistema di tangenti e corruzione negli appalti per le forniture alle forze armate – Esercito, Carabinieri, Aeronautica e Guardia di Finanza – «per un valore complessivo di 18,5 milioni di euro».


Tre i militari messi ai domiciliari, mentre quattro erano stati sospesi dal servizio. All’epoca era emerso anche il nome di Vecciarelli, ma i magistrati si erano affrettati a spiegare che era «assolutamente estraneo ai fatti». La nuova fase delle indagini avrebbe quindi prodotto «avvisi di chiusura delle indagini per vari filoni d’inchiesta», e una sessantina di indagati. E sarebbe emerso che due aziende individuate dai pm «avrebbero regalato vestiti anche a Vecciarelli». Abiti del valore di poche migliaia di euro o forse perfino inferiore: per questo l’accusa a Vecciarelli, scrive ancora il quotidiano, sembra essere destinata a essere smentita con il generale non riuscirà a dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati. «Sono sereno perché ho sempre adempiuto al mio dovere, mettendomi a completa disposizione dell’Italia e degli italiani», ha detto Vecciarelli stamattina all’AdnKronos.

La risposta dei legali

In una nota congiunta riportata dall’Ansa gli avvocati Federica Mondani e Giuseppe Falvo hanno spiegato che Vecciarelli «ha da tempo ricevuto un invito a presentarsi, innanzi alla Procura della Repubblica di Roma, per rendere interrogatorio, cui è seguito un secondo interrogatorio richiesto dallo stesso Generale. Nel corso degli incontri con i Magistrati inquirenti il Generale Vecciarelli ha ampiamente risposto a tutte le domande dimostrando, con corredo di cospicua documentazione, la sua completa estraneità rispetto ai fatti contestati e come non abbia mai ricevuto alcun provento o utilità illecita nello svolgimento delle proprie funzioni».

Il generale Vecciarelli, concludono i due legali, «ha sempre adempiuto ai compiti correlati al suo incarico con alto senso del dovere e spirito di servizio, che gli sono propri, esclusivamente a favore dell’Italia e degli Italiani. E’ tranquillo, seppur rammaricato, e desideroso di chiarire definitivamente ed al più presto la propria posizione personale oltreché di contribuire, qualora possibile sulle base di elementi di cui è a conoscenza per l’esercizio della sua funzione, alla ricerca della verità. Dovere questo di ogni Procura in cui rimette espressione di rispetto e fiducia».

ANSA/CLAUDIO PERI | Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, durante la cerimonia di ammaina-bandiera che segna la fine della missione italiana in Afghanistan, 8 giugno 2021.

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