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Il segreto della sagrestia di una chiesetta di Trastevere: lì Rossellini trovò la scena madre per la Magnani in «Roma città aperta» – Il video

01 Gennaio 2023 - 10:18 Fosca Bincher
Santa Maria dell’Orto vale la visita non solo per questo riferimento alla storia del cinema

C’è una piccola chiesa a Roma che nella sua sacrestia custodisce il segreto della scena madre del film simbolo del neorealismo italiano, Roma città aperta di Roberto Rossellini. Fu lì infatti che al regista venne in mente la scena di Anna Magnani – Pina – che cade a terra fucilata dai nazisti inseguendo il camion dove avevano preso prigioniero il suo Francesco. Fu nella sacrestia di quella chiesa che la Magnani litigando con un attore lo inseguì inciampando in un gradino e finendo a terra, offrendo a Rossellini l’idea per quella scena drammatica. L’episodio viene raccontato oggi dal custode di Santa Maria dell’Orto a Trastevere, il camerlengo dell’omonima Arciconfraternita, Domenico Rotella. Lo stesso mostra nella sacrestia una porta segreta che portava a uno stanzino in cui furono nascosti ai nazisti otto ebrei e una decina di perseguitati politici. Proprio per questo episodio Rossellini scelse questa chiesa per girare alcune scene di Roma città aperta: lì era parroco don Pietro Pellegrini, alias Aldo Fabrizi. Santa Maria dell’Orto vale la visita non solo per questo riferimento alla storia del cinema.

Una storia secolare

La chiesa è una vera bomboniera, costruita fra il 4 e il Cinquecento ed è piena di storia e di storie. La sua manutenzione è dovuta ai contributi che versarono nei secoli le tredici Università dei mestieri unite alla originale Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto: dai pizzicaroli ai fruttaroli, dai molinari agli ortolani. Il marmo del pavimento ricorda i loro contributi, e in sacrestia la volta è affrescata dai singoli mestieranti che lasciarono in tutto o in parte l’eredità a mantenere la chiesa. Santa Maria dell’Orto è anche ricordata anche per essere fin dall’inizio la Chiesa dei giapponesi in Italia. Qui nel 1585 si convertì Giuliano Nakaura, dignitario in visita al Papa che sarebbe poi divenuto gesuita e martire nelle sue terre. Fatto beato nel 2008, un suo ritratto è esposto nella cappella a lui dedicata.

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