«Costretti a imparare a dipingere»: la punizione inflitta agli studenti che hanno occupato il liceo Virgilio a Roma

Niente sospensione al contrario del Mamiani. Ma una sanzione “particolare”

Esclusione dalle gite scolastiche, peso sul voto finale della condotta e partecipazione a un corso d’arte e pittura. Sono questi i provvedimenti disciplinari presi dal liceo Virgilio di Roma nei confronti degli studenti che hanno «occupato» l’Istituto «dalla notte del 5 dicembre alla sera del 12 dicembre 2022». A riportarlo è Repubblica Roma che sottolinea come le sanzioni siano già state notificate ai genitori dei 500 adolescenti coinvolti. «I ragazzi erano stati avvertiti che ovviamente ci sarebbe stata una sanzione della dirigente», spiega Daniela Buongiorno, presidente del consiglio d’istituto del Virgilio».


La mancata sospensione

Per quanto riguarda l’identificazione degli studenti che hanno preso parte all’occupazione, la dirigente scolastica – che ha deciso di non utilizzare la sanzione della sospensione, al contrario dell’Istituto Mamiani – ha fatto presto. Perché i «ragazzi, su loro iniziativa, hanno organizzato una raccolta firme di coloro che avevano partecipato alla manifestazione. Con un grande atto di maturità e consapevolezza, in circa 500 hanno dichiarato di aver partecipato o comunque di essere entrati a vario titolo a scuola durante l’occupazione». Tra le punizioni imposte agli studenti, però, una su tutte ha lasciato sbalorditi molti addetti ai lavori.


Il progetto “Colori”

Nel richiamo scritto inviato a ciascun occupante, infatti, si legge che gli studenti dovranno partecipare «per almeno tre giorni all’attività legata al progetto “Colori”». Si tratterebbe, spiega ancora Buongiorno, «di un’iniziativa che ha per oggetto la riqualificazione e la ripittura degli ambienti imbrattati a seguito dell’occupazione, ma non solo». Sanzione, questa, che ha provocato malumori non solo tra i genitori degli studenti coinvolti, ma anche tra i docenti di altri istituti come ad esempio lo scrittore, nonché professore Christian Raimo secondo il quale «l’idea che i viaggi d’istruzione siano un premio o che dipingere sia una punizione va contro ogni principio pedagogico che non è fatto di premi e punizioni», conclude citato dal quotidiano.

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