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Verona, la difesa di uno dei poliziotti alle accuse di tortura: «Ho solo reagito a una provocazione»

14 Giugno 2023 - 16:47 Redazione
Nei colloqui di questa mattina con il gip, gli altri agenti arrestati per presunte torture si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

Questa mattina, a Verona, si sono svolti gli interrogatori davanti al gip Livia Magri dei cinque poliziotti arrestati per presunte torture. Di loro, soltanto uno – Roberto Da Rold – ha parlato alla giudice, sostenendo di essersi limitato a reagire a una «provocazione» della persona fermata. Gli altri quattro agenti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e per Federico Tomaselli – difeso dagli avvocati Stefano Casali e Michele Masso – è stata preannunciata una memoria difensiva. Casali ha precisato: «Dobbiamo estrapolare da una body cam delle immagini riprese dagli agenti a loro tutela». Tomaselli, aggiunge il suo legale, non era l’unico ad avere con sé la body cam. Nei colloqui di questa mattina, la giudice ha sentito anche l’ispettore Filippo Failla Rifici e gli agenti Alessandro Migliore e Loris Colpini. Per quanto riguarda la posizione di Migliore, il principale indagato per le violenze e per il falso in un verbale di perquisizione, non è prevista la presentazione di istanza al Tribunale del Riesame.

Oltre ai cinque poliziotti arrestati, il gip sentirà anche gli altri 17 agenti indagati per cui la procura aveva chiesto provvedimenti disciplinari. La prima udienza avverrà con ogni probabilità al termine degli interrogatori di garanzia. Nel frattempo, l’Ansa rivela che la giudice per le indagini preliminari ha deciso di accogliere la richiesta di incidente probatorio avanzata dai sostituti procuratori Carlo Boranga e Chiara Bisso. In questo modo, si potranno verbalizzare le dichiarazioni delle presunte vittime dei pestaggi in questura. Nelle scorse settimane, le telecamere di sorveglianza del reparto Volanti della sede locale della polizia hanno ripreso numerose scene di abusi ai danni di migranti, senzatetto e altre persone fermate per strada. Sul caso si è espresso dopo qualche giorno anche il ministro Matteo Piantedosi, che ha dichiarato: «Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità».

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