Dopo la terza notte di disordini in Francia, Emmanuel Macron si appella «alla responsabilità di tutti i genitori, i padri e le madri di famiglia». Un terzo dei fermati dalla polizia sono giovani o giovanissimi e, ha precisato l’inquilino dell’Eliseo, «è responsabilità dei genitori tenerli a casa». Oggi il presidente francese ha lasciato in anticipo il Consiglio europeo in corso a Bruxelles per rientrare a Parigi e presiedere una nuova riunione dell’unità di crisi interministeriale. Le proteste che da martedì infiammano la Francia sono nate dopo l’uccisione di Nahel, diciassettenne di Nanterre, da parte di un poliziotto. In questo momento, la tensione è ancora molto alta e la priorità è mantenere l’ordine pubblico. La premier Elisabeth Borne ha annunciato, su proposta del ministro dell’Interno Gérald Darmanin, lo schieramento di blindati della gendarmeria. A Parigi, in caso di nuovi disordini, saranno usati 4 «Centaure» e 14 veicoli su ruote. In tutta la Francia, poi, stop agli autobus e ai tram a partire dalle 21. Una misura con cui il governo spera si scoraggiare lo spostamento dei manifestanti. Il ministro Darmanin ha anche chiesto ai prefetti di «adottare sistematicamente provvedimenti di divieto di vendita e trasporto» di razzi, materiale pirotecnico, bidoni di benzina, acidi e prodotti infiammabili e chimici. Annullati tutti gli «eventi di grande richiamo, che implicano la mobilitazione di forze dell’ordine e che possono presentare rischi per la sicurezza». Saltano, per esempio, le due date a Parigi della cantante Mylène Farmer, che avrebbe dovuto esibirsi in concerto stasera e domani – 30 giugno e 1 luglio – allo Stade de France.
Il (possibile) stato di emergenza
La premier Elisabeth Borne ha fatto sapere questa mattina che «tutte le ipotesi» vengono prese in esame per ripristinare «l’ordine repubblicano». La possibilità di dichiarare lo stato di emergenza in Francia dopo i disordini di questi giorni non sarebbe più esclusa. Sulla questione è intervenuto il Rassemblement National di Marine Le Pen, che tramite il suo vicepresidente all’Assemblée Nationale Sébastien Chenu, ha chiesto l’instaurazione dello stato d’emergenza e del coprifuoco nei quartieri che sono stati teatro di scontri, violenze e saccheggi. La stessa richiesta era arrivata nella giornata di ieri, giovedì 29 giugno, dal presidente dei Républicains, Eric Ciotti, e dal polemista di estrema destra, Eric Zemmour. Quest’ultimo ha, inoltre, invocato stamattina una «repressione feroce» contro gli attori delle violenze, da lui definite come «avvisaglie di una guerra civile, una guerra etniche». Per Zemmour, i circa 40.000 poliziotti e gendarmi schierati in nottata «sono stati travolti» dalle violenze e «hanno – continua – ordine di non opporsi. C’è paura che ci siano dei morti, c’è paura che gli scontri degenerino. Lo stato cede e si piega». Lo stato d’emergenza, in Francia, consente alle autorità amministrative di adottare misure eccezionali come – ad esempio – il divieto di circolare. Fu adottato nel novembre 2005 dopo 10 giorni di rivolta nelle banlieue, scatenate dalla morte di due adolescenti, folgorati in una cabina elettrica in cui si erano nascosti per sfuggire alla polizia.
La reazione dell’Onu
Dura la reazione dell’Onu che ha chiesto alla Francia di affrontare «seriamente i gravi problemi di razzismo e discriminazione sociale all’interno delle forze dell’ordine». Lo ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, in una conferenza stampa a Ginevra.
Credits foto: EPA/Julien Mattia
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