Elena Milashina, la giornalista russa aggredita in Cecenia: «Mi hanno bendato e hanno colpito ogni dito. Ma tornerò»

Secondo la reporter di Novaya Gazeta, gli aggressori «sapevano esattamente ciò che stavano facendo»

«Sapevano esattamente cosa stavano facendo». Non ha dubbi Elena Milashina, la giornalista russa di Novaya Gazeta che insieme all’avvocato Alexander Nemov è stata aggredita e picchiata a Grozny, in Cecenia. In un video pubblicato da Baza, la reporter svela alcuni nuovi dettagli sul pestaggio di cui è stata vittima. «Non hanno preso i soldi che avevo con me. Erano interessati alle attrezzature e ai documenti», spiega. Gli aggressori, continua Milashina, «erano in 10-15» e hanno usato «tubi di propilene, quelli usati in Cecenia per picchiare i detenuti». Gli stessi di cui la stessa giornalista aveva parlato in una sua inchiesta per Novaya Gazeta, con la differenza che in questo caso – spiega Milashina – «l’ho vissuto di persona». La reporter è stata ricoverata in ospedale con diverse dita fratturate, un trauma cranico e alcuni lividi, mentre l’avvocato è stato pugnalato a una gamba. Nel racconto delle violenze subite, la giornalista sostiene di non avere alcun dubbio sul fatto che si tratti di un attacco mirato. «Quando Sasha (l’avvocato Alexander Nemov, ndr) è stato picchiato, gli è stato detto chiaramente: “Qui stai difendendo molte persone, non hai bisogno di difendere nessuno qui”», racconta Milashina.


Secondo la reporter russa, Nemov si sarebbe accorto già sull’aereo che qualcosa non stava andando per il verso giusto e avrebbe riconosciuto uno degli aggressori tra i passeggeri del volo. «L’imbarco a Mosca è stato ritardato, poi sono arrivate due persone e si sono sedute accanto a lui», sostiene Milashina. Una volta usciti dall’aeroporto, i due sono saliti in auto. A un certo punto, sono stati fermati da un gruppo di uomini a bordo di tre macchine, che li ha picchiati e ha portato via tutti i dispostivi elettronici e i documenti. «La mia password era complicata. Mi sono offerta di sbloccare il telefono da sola, ma per farlo hanno dovuto smettere di picchiarmi. Poi mi hanno coperto gli occhi e non ho potuto vedere nulla», racconta Milashina. A quel punto, gli aggressori «hanno iniziato a colpire ogni dito, metodicamente» provocando alla donna diverse fratture. Eppure, se l’obiettivo era quello di incutere timore, gli aggressori sembrano aver fallito. «Verrò di nuovo in Cecenia», assicura Milashina.


Credits foto: Crew Against Torture

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