Sgarbi sfrutta elettoralmente il cammeo “capra” con Tony Effe – Il video

Il critico è candidato per Fratelli d’Italia nella circoscrizione del Meridione

Una strategia di rebranding, per svecchiare la propria immagine e avvicinarsi alle nuove generazioni in vista della campagna elettorale: così Vittorio Sgarbi ha spiegato il suo cameo nel videoclip del rapper Tony Effe per il singolo MIU MIU. In cui appare per pochi secondi, ironizzando sul suo celebre cavallo di battaglia: inveisce contro una capra. Letteralmente. «Riscuoto un grande successo: mi conoscono tutti, dai nove ai novantanove anni. E questo perché? Perché sono io. Perché dico capra. Perché ho lavorato tanto per essere Sgarbi. E ora la mia più grande soddisfazione sono i giovani. I ragazzi hanno per me una particolare affezione. Adesso mi seguono perché mi sono legato a Tony Effe, popolare come era Morgan ai suoi tempi», ha spiegato il critico d’arte al Corriere della Sera.


Il riscatto

Intervistato, spiega che nonostante si trovi attualmente a Ferrara tornerà presto al Sud per la campagna elettorale: è candidato per Fratelli d’Italia nella circoscrizione del Meridione. Ma non farà comizi veri e propri: «Vado in giro in mezzo alla gente. Ovunque. Piazze, strade, teatri, caffè, bar, case, chiese, palazzi, farmacie, mercati… Dalle 11 alle 2». D’altronde vanta energie inesauribili, che si riproducono «grazie alle gratificazioni». E sostiene di avere una connessione particolare con il Sud: «Rappresento il riscatto italiano del meridione. È lì il futuro, in quello che è celato e che deve venire fuori. Come succede a Pompei, continuamente. Questo non c’è in nessun paese del Nord».


Il Salone del Libro

Impossibile scegliere un posto particolare nel suo cuore meridionale: «C’è la storia nel meridione. C’è Sulmona che è il paese di Ovidio. Venosa quello di Orazio. Arpino di Cicerone. Poi ci sono Ischia, Capri, Procida. E Matera diventata la capitale della Cultura dopo essere stata lo scandalo mondiale, grazie ai sassi». Definisce la cancellazione della presentazione del suo libro al Salone del Libro di Torino come «una misura repressiva e fascista». E afferma di non voler convincere nessuno a votare per lui: «Basta che mi vedono. Devono solo sapere che possono votarmi nella loro circoscrizione».

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