Direttiva case green, nel 2030 più di un’abitazione su due sarà fuorilegge in Lombardia

La norma che entrerà in vigore tra una settimana comporterà una svalutazione degli immobili sul mercato

Cappotti termici, pompe di calore, pannelli fotovoltaici: sono alcuni degli elementi che consentono alle abitazioni di scalare dalla classe G a quelle superiori. Introdurli nell’architettura e nell’impiantisca della casa, però, ha un costo rilevante. E senza incentivi statali, per molte famiglie sarà impossibile procedere ai lavori che la direttiva case green impone. Tra una settimana, il 28 maggio, l’atto giuridico europeo entrerà in vigore. Dopodiché, la corsa alle ristrutturazioni – per chi potrà permettersele – partirà, e non è escluso che la domanda faccia crescere il prezzo dei preventivi delle imprese edili. Tra le regioni più in difficolta con l’adeguamento ai nuovi standard c’è la Lombardia.


Classe G e Classe F

Scrive il Giorno: «Il 39,3% delle abitazioni in vendita – nella regione – è ancora in classe G. Il 15,9% in classe F. Consumano rispettivamente più di 160 kilowatt per metro quadro le prime, e tra i 121 e i 160 kilowatt le seconde». Dal 2030, dunque, più di una casa italiana su due sarà fuorilegge. «Anche se la situazione è migliorata rispetto a un anno fa, grazie principalmente agli incentivi per la ristrutturazione, è ancora necessario intervenire sul patrimonio immobiliare lombardo», spiega al quotidiano milanese Antonio Intini, chief business development officier di Immobiliare.it. Entro il 2030, stando alla direttiva, le abitazioni dovranno ridurre di almeno il 16% i propri consumi energetici. Entro il 2035, del 20-22%. Le nuove costruzioni residenziali, invece, dovranno essere a missioni zero già tra sei anni. Questi requisiti hanno dei riverberi sulla situazione del mercato immobiliare.


La Lombardia

Ad esempio, sempre in Lombardia, in un anno le case in classe G in vendita sono diminuite dal 45% al 39% della quota totale. Il primo step da raggiungere entro il 2030 è quello della classe energetica E, cioè abitazioni con un consumo che oscilla tra i 91 e i 120 kilowatt a metro quadro. Ad oggi, solo l’11,9% delle case presenti sul mercato immobiliare rientra in questa fascia, mentre quelle in classe D sono l’8,3%, quelle in classe C il 4,5% e quelle in classe B il 4,9%. Allo stato di fatto, solo il 15,2% degli immobili è in classe A o superiore, ovvero con consumi energetici compresi tra i 15 e i 30 kilowatt. Per portare a questi livelli una classe G bisogna investire una cifra che può arrivare anche ai 40 mila euro. E se è vero che il risparmio di un adeguamento energetico lo si riscontra in bolletta, è altrettanto vero che i proprietari di case stanno andando incontro a un crollo del valore della propria casa.

La proiezione al 2030

«Nella proiezione al 2030 – spiega Intini – si prospetta che il prezzo degli immobili appartenenti alle classi energetiche più basse calerà del 20%, mentre quello degli stabili di classe A o superiore – che sono solo il 15,2% del mercato – aumenterà almeno del 10%. Sarà dunque fondamentale – conclude Intini – individuare gli edifici da riqualificare in modo prioritario per evitare che la conseguente perdita di valore, causata da una scarsa efficienza energetica, impatti in modo gravoso sui piccoli proprietari, che nella casa hanno investito i propri risparmi».

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