Il prof: «Censurare la Divina Commedia? Anche i musulmani devono studiare Dante»

Alberto Casadei dell’Associazione degli italianisti: non farlo leggere è una mancanza di prospettiva storica

Alberto Casadei, professore di letteratura all’università di Pisa e coordinatore del gruppo Dante dell’Associazione degli Italianisti critica la decisione di esentare due alunni musulmani di terza media dallo studio della Divina commedia a causa dello sfondo religioso del poema. «C’è un equivoco penetrato con la cancel culture e cioè che i contenuti di un’opera siano prioritari, così se un artista, uno scrittore o un pittore, considera negativamente una religione automaticamente va censurato. Deriva pericolosa, perché si dimentica la complessità della Storia e si nega la specificità dell’opera d’arte. La Divina commedia non è un testo di proselitismo o di propaganda religiosa, né viene letta o insegnata in quel modo a scuola», spiega in un’intervista a La Stampa.


L’esenzione

Secondo Casadei «la scuola dovrebbe insegnare proprio il rispetto di culture diverse e l’approfondimento delle differenze del passato. Studiare aiuta a superare questi conflitti. Non far leggere Dante è una mancanza di prospettiva storica e un passo indietro rispetto al lavoro di chi dovrebbe formare coscienze critiche». Anche se più che uno scontro di culture si tratta di «un mancato incontro. Se si impedisce a chi viene in Italia di conoscerci e di rispettarci, indipendentemente dalla propria fede che va altrettanto rispettata, si perde un’occasione». Infine, conclude il prof, «Chi ha una fede e chiede rispetto fa bene, ma non ignorando Dante che a livello mondiale viene citato moltissimo. Una questione sono i rapporti interpersonali, un’altra lo studio delle opere letterarie. Se ci si vuole inserire nell’ambito culturale italiano conoscere la Divina commedia è un patrimonio essenziale. Dante va considerato come un grande autore del passato. Le sue idee vanno storicizzate, come un domani storicizzeranno le nostre».


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