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Come mettere insieme innovazione e sostenibilità?

Intervista a Federico Buffa, responsabile di ricerca e sviluppo, sviluppo prodotto e gestione dei partner in licenza dell'azienda.

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La sfida di un’azienda in continuo movimento sostenibile

Se dovesse scegliere un solo aspetto per definire EssilorLuxottica, Federico Buffa - direttore di ricerca e sviluppo, sviluppo prodotto e gestione dei partner in licenza dell’azienda - non avrebbe molti dubbi: “La predisposizione all’innovazione”. Una caratteristica che permea il dna dell’azienda fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1961, e che l’ha portata letteralmente da un laboratorio di Agordo a una nuova dimensione: quella del Metaverso immaginata da Meta. “Non è un caso se hanno cercato Luxottica”, racconta Buffa all’interno dell’avveniristico showroom di via Tortona a Milano, circondato da schermi e modelli diversi. E precisa:“La verità è che stato Mark Zuckerberg a cercare Leonardo Del Vecchio. Lo ha fatto perché sa che, grazie al nostro fondatore, Luxottica ha una predisposizione culturale al cambiamento, alla velocità e al soddisfacimento dei nuovi bisogni e desideri dei clienti”. Il lavoro di Buffa, da quindici anni in azienda, si pone come crocevia di tutti questi impulsi: “La nostra impresa ha l’obiettivo di mettere continuamente insieme due mondi: quello del cosa, che è il prodotto; e quello del come, che è la distribuzione”. Questo processo di fusione continua trova nell’innovazione, nella ricerca e nello sviluppo pilastri fondamentali per la crescita: “Pianifichiamo sempre dove puntare la nostra ricerca, che riguarda tutte le anime del prodotto: dalla parte clinica alla sostenibilità”. Proprio la sostenibilità è diventata uno dei valori trasversali del brand: “Tutti i prodotti - afferma Buffa - vengono progettati fin dall’inizio con criteri di sostenibilità”. L’attenzione ai materiali, principio cardine di EssilorLuxottica, va analizzata all’interno di un approccio che la rende ormai necessaria: “Il modello di integrazione verticale - continua Buffa - ci permette di disegnare esperienza, prodotto e storytelling con un driver di sostenibilità fin dall’inizio. A quel punto ricercare un materiale riciclabile diventa naturale”.
Ma cosa si intende per modello di integrazione verticale? La risposta del direttore è presto fornita: “Significa non dover dipendere da terzi in tutte le fasi del prodotto, che vanno dal momento in cui inizi a disegnare l’occhiale a quello in cui lo metti nelle mani del cliente”. E’ la capacità di avere al proprio interno tutto quello di cui si ha bisogno per garantire l’eccellenza: dai creativi ai macchinari fino al sito e all’e-commerce. “Questo favorisce la possibilità di modulare, da un lato, la velocità; dall’ altro, la qualità. Controllando tutte le fasi di vita del prodotto, puoi garantire davvero la sua sostenibilità”. Quando gli chiediamo quali sono gli elementi che hanno reso EssilorLuxottica un’azienda leader a livello globale, Buffa non esita: “La passione, innanzitutto: nella selezione del personale usiamo sempre il criterio dell’ “ingaggio”. L’aspetto passione muove cose che nessun master riesce a fornire”. In secondo luogo c’è la predisposizione all’innovazione: “Chiedersi continuamente come può essere quel processo e quell’esperienza domani”. La terza: “Come banalizzare la complessità, renderla un elemento positivo e non negativo”. Un’azienda grande come EssilorLuxottica cresce solo se “tutte le funzioni aziendali hanno una predisposizione a gestire la difficoltà come un’opportunità”. Una delle nuove sfide si chiama Metaverso. Il primo capitolo, quello dei Ray Ban Stories, è già una realtà. Del Vecchio, ci racconta Buffa, aveva una certezza: “Bisogna aggiungere superpoteri agli occhiali senza compromettere l’occhiale”. Ovvero la sua bellezza e unicità. I Ray Ban Stories sono i primi a rappresentare questa filosofia: “Non ha ancora tutti i superpoteri, ma quelli che incontrano i criteri di peso, compatibilità termica, sostenibilità e tecnologica che consentono a noi di inserirli in un Wayfarer”. E’un inizio. “La direzione è quella del Metaverso: spostare parte della telefonia mobile all’occhiale senza alterare la nostra identità, il nostro modo di vedere, e di caratterizzarci”.
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Quando qualità fa rima con Sostenibilità
La storia del nylon riciclato di EssilorLuxottica

Ricercare, ridurre, riutilizzare, riciclare. È a partire dalla regola delle «quattro R» che il gruppo EssilorLuxottica vuole ridurre l’impatto della propria attività sull’ambiente. Una delle strade per arrivare a questo obiettivo è la corretta gestione dei rifiuti. Da qualche anno, infatti, l’azienda ha deciso di puntare sull’economia circolare, investendo sul riciclo degli scarti produttivi. Quattro anni fa, il team di Ricerca e Sviluppo di EssilorLuxottica ha iniziato a studiare possibili soluzioni per riciclare il nylon, un tipo di plastica derivata dal petrolio, di cui l’azienda utilizza circa 800-900 tonnellate ogni anno. Grazie alle sue proprietà, il nylon è diventato uno dei materiali prediletti di diversi settori: dall’agricoltura all’edilizia, dall’abbigliamento allo sport. Una particolare variante di questo materiale viene utilizzata anche nel settore dell'occhialeria per la produzione di montature in plastica. Il processo si chiama «stampaggio a iniezione» e prevede che il nylon venga fuso e iniettato in uno stampo per ottenere la forma degli occhiali. Dopo diversi test, EssilorLuxottica ha scoperto che il nylon può essere riciclato senza compromettere la qualità del prodotto finale.
Per questo, nello stabilimento di Agordo, l’azienda ha dato il via a un processo per il riciclo e la ricomposizione degli scarti produttivi. I primi risultati parlano chiaro: fino ad oggi, dall’inizio del 2022 l’azienda ha riciclato circa venticinque tonnellate di nylon. Un processo virtuoso, che ha permesso alla sede di Agordo di ottenere la International Sustainability & Carbon Certification (ISCC). Così è iniziato il percorso del gruppo EssilorLuxottica verso l’economia circolare. La sfida ora è estenderlo anche ad altri stabilimenti, come quelli di Campinas (in Brasile) o Tristar (in Cina). Qualche novità, poi, potrebbe riguardare il colore del prodotto finale. Finora, infatti, dalla plastica riciclata si possono produrre soltanto montature di colore nero. Gli esperti del team di Ricerca e Sviluppo, però, stanno già sperimentando produzioni di altri colori e, assicurano dall’azienda, i risultati sono già promettenti.