Ricciardi: “Non sono abituato a scaldare la poltrona”

L’ormai ex Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità racconta a OPEN le ragioni delle sue dimissioni. “Non mi interessava stare un altro anno e mezzo a scartamento ridotto”. 

Il Professor Walter Ricciardi non è più il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. Ha raccontato a OPEN le ragioni delle sue dimissioni.


 


"C’è stato un cambio di governo e lì l’intensità della mia collaborazione con questo governo s’è un po’ attenuata, ma non c’è stata nessuna polemica perché il mio rapporto con l’Onorevole Grillo (Ministro della Sanità, n.d.r.) è stato assolutamente sempre positivo. Però non c’è dubbio che stare un altro anno in qualche modo, così, a scartamento ridotto, soprattutto non mi interessava. Non sono una persona a cui piace scaldare la poltrona. Per cui avendo un lavoro che mi piace, tanti impegni, sia nazionali che internazionali ho preferito fare un passo indietro".

 

Sulla polemica con il ministro Grillo dello scorso luglio sui vaccini ha poi chiarito: 

 

"La polemica non c’è mai stata nei confronti del Ministro che ha sempre avuto una posizione molto chiara sull’importanza dei vaccini, ma non c’è dubbio che all’interno delle forze parlamentari che sostengono il governo ci sono state una serie di posizioni ascientifiche o francamente antiscientifiche sui vaccini, sulla salute dei migranti, sui rifiuti, sui termovalorizzatori: una situazione in cui francamente come scienziato e come Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità non mi sono trovato in sintonia. Ma questo è il ruolo di uno scienziato: quello di non derogare mai all’evidenza scientifica"

 

Ricciardi ha poi orgogliosamente ricordato i suoi meriti nel risanamento dell'Istituto:

 

"Quando accettai questo incarico – prima di commissario 4 anni e mezzo fa, poi di presidente un anno più tardi – dissi che  accettavo per spirito di servizio, per tutelare un patrimonio del Paese che era in profondo disavanzo economico ormai da tre anni, aveva una serie di problemi organizzativi e gestionali. Con questo lavoro, intenso e anche difficile, direi che ho raggiunto tutti i risultati che mi ero prefisso. Innanzitutto, ho risanato dal punto di vista economico-finanziario: da quando sono arrivato io, i bilanci sono tornati a essere tutti attivi: una ri-organizzazione radicale che fosse all’altezza delle sfide demografiche e tecnologiche del Paese, una rinnovata competitività.  Abbiamo vinto un sacco di progetti internazionali, quindi abbiamo anche contribuito alla internazionalizzazione e poi, un’altra cosa importante è stata la stabilizzazione di quasi 500 unità di personale precario in media da 15 anni, ma qualcuno anche da 20. Li abbiamo così stabilizzati e assunti a tempo indeterminato e garantito al Paese centinaia di ricercatori che invece di andare all’estero sono rimasti."

L’obbiettivo è stato raggiunto, ma non è servito a evitare il divorzio, consensuale.