Revenge porn: il caso delle ragazze sarde e il sito dei potenziali stupratori

Un’associazione raccoglie le segnalazioni degli utenti contro i siti di Revenge porn dove pervertiti e potenziali stupratori stalkerizzano centinaia di ragazze

Il potenziale stupratore è dietro l’angolo, potrebbe essere il tuo amico, collega o addirittura parente. Orribile solo immaginare che davanti al computer o al cellulare, rannicchiato in un angolo della sua abitazione, l’insospettabile pervertito provi piacere osservando le foto di vostra moglie, sorella, madre o figlia.


Un giorno potrebbe passare all’azione, spinto e incentivato da un branco di suoi simili che ne pubblicano le foto in posizioni succinte o nel momento del rapporto sessuale scattate dal partner del momento.


Due giorni fa l’associazione Insieme in Reteaveva ricevuto diverse segnalazioni riguardo a un sito internet dove gli utenti avevano deliberatamente pubblicato le foto ad alto contenuto pornografico di giovani ragazze della Sardegna. Alcune di loro lo hanno appena scoperto, altre lo sapevano da anni ma senza denunciare per timore di finire in un ulteriore tritacarne.

Parliamo di “Revenge porn”, ossia la condivisione di immagini e video online senza il consenso della persona ripresa. Una pratica pericolosa, utilizzata da vili personaggi che non hanno alcun rispetto e calpestano la dignità altrui consapevoli o meno del risultato che possono ottenere.

Non solo un potenziale stupro, ma anche un potenziale suicidio come quello compiuto da Tiziana Cantone a causa del video diventato virale dove diceva “Stai facendo il video? BRAVOH!”.

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Il post dell’associazione

Alcune delle foto sono state prelevate online da altrettanti siti che operano nella stessa maniera – potete solo immaginare come ogni ragazza possa diventare un caso “internazionale” – e gli stessi utenti specificano quando la ragazza ritratta è la loro ex partner, occasionale o meno, definendola nei peggiore dei modi. In altri casi scovano o pubblicano il link al profilo Facebook scatenando una vera e propria operazione di stalking per scoprire le sue abitudini e l’indirizzo di casa per “farle una visitina”.

Gli utenti si nascondonodietro al presunto anonimato, ma in realtà lasciano più tracce di quanto immaginano perché al solo condividere quelle foto si sono già fatti scoprire. Il problema è legato alle ragazze che hanno paura di denunciare diventando oggetto di discussione dei benpensanti o di ulteriori pervertiti che non vedono l’ora di darle della “cagna”.

L’Associazione “Insieme in Rete”, insieme ad altre come “I Sentinelli di Milano” e Bossy, avevano lanciato una petizione, con tanto di hashtag #IntimitaViolata, per chiedere una legge contro il Revenge porn ottenendo circa 100 mila firme.

In merito alla vicenda delle ragazze sarde presenti nel sito, l’Associazione si è resa disponibile a dare una mano anche alle altre ragazze che hanno bisogno di aiuto per uscire da un incubo che deve finire.