Arrestato Roger Stone, ex consigliere di Donald Trump

Il consigliere dovrà rispondere a sette capi d’accusa. Il primo e il più importante riguarda il ruolo che avrebbe giocato nell’hackeraggio dell’account di Hillary Clinton da parte di Wikileaks

L’inchiesta del procuratore speciale Robert Muellersu Russiagate continuaa regalare notizie. Dopo lo scoop di Buzzfeednel quale si faceva balenare l’ipotesi che lo stesso Donald Trump avesseordinato al suo avvocato Michael Cohen di mentiresugli investimenti del presidenteamericano in Russia, l’Fbiha arrestato Roger Stone, ex consigliere di Trump.


Stone dovrebbe presentarsi in tribunale giovedì per rispondere a settecapi d’accusa. Il primo e più importante riguarda il ruolo che avrebbe giocato nell’hackeraggio dell’account di posta elettronica del direttore della campagna elettorale di Hillary Clinton, sfidante di Trump nella gara presidenziale del 2016. Le email, finite in seguitosul sito di Julian AssangeWikileaks,contenevano informazioni private sulla campagna elettorale ma anche su argomenti politicamente sensibili, come i discorsi che Clinton aveva fatto aWall Streeto le affermazioni sui legami tral’Isis, l’Arabia Saudita e il Qatar.


Per l’accusa Stoneavrebbe avuto contatti conWikileaks, negandoloal Congresso. Per nascondere la verità avrebbe costretto anche il presentatore radio Randy Credico, un possibile tramite con JulianAssange, a fare altrettanto. Tesi che sarebbe provata da alcuni messaggi che Stone avrebbe ricevuto da «un membro autorevole» dello staff di Trumpche si sarebbecongratulatocon lui per la pubblicazione delle mail da parte diWikileaks, Dopo lapubblicazione, Stoneha anchegioito su Twitter, chiamando Assange«il suo eroe».

L’inchiesta sulle possibili interferenze della Russia nella campagna presidenziale del 2016 continua a mietere vittime nella politica americana. Sono già molti i personaggi di alto profilo – dal Generale Michael Flynn all’ex capo della campagna elettorale di Trump Paul Manafort – la cui colpevolezza è stata accertata. La posta in gioco è alta: come ha ricordato Alexander Stille in un’intervista a Open, il 2019 potrebbe essere l’anno dell’impeachment del presidente americano. Per la portavoce del presidente Usa però«questa storia non ha nulla a che vedere col presidente, il presidente non ha fatto nulla di sbagliato».