In Evidenza IsraeleTrasporti pubbliciFedez
ECONOMIA & LAVOROInailLavoro e impresaSicurezza sul lavoro

Nel 2018 ci sono stati 3 morti sul lavoro al giorno. Inail: «In aumento i casi tra gli under 34»

30 Gennaio 2019 - 06:49 Redazione
Rispetto al 2017 ci sono stati 112 incidenti mortali in più. L'ultimo caso a Bari, dove è morto un ragazzo di 24 anni

Tre morti al giorno, 1133 in un anno. Sono i numeri delle morti sul lavoro registrate nel 2018 dall’Inail.Secondo un rapporto dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, in quasi tutti i mesi del 2018 il numero delle denunce di incidenti mortali sul lavoro è stato superiore rispetto all’anno precedente (da 1021 a 1.133).

L’aumento riguarda anche i lavoratori più giovani: nel 2018, le denunce che hanno riguardato la fascia fino a 19 anni sono salite da 13 a 21, mentre quelletra i 25 e 39 annisono saliteda 184 a 218. Lo stesso vale per le denunce di infortunio, in aumento del 4% nella fascia under 34.Salgono anche le denunce riguardanti le malattie professionali, come l’asbestosi da amianto, problema presente da sempre ma che difficilmente, in passato, si concludeva una denuncia.

https://twitter.com/statuses/1090198159962357761

Davide, 24 anni, morto sul lavoro

Tra gli ultimi casi di “morte bianca”, c’è quello di Davide Di Gioia, 24 anni, morto dopo essere caduto dal tetto di un capannone. Davide aveva cominciato a lavorare da appena un mese come operaio per un’azienda di Bari e avevaun contratto di apprendistato. Secondo i sindacati, è possibile che il ragazzo svolgesse delle mansioni non previste dal suo contratto. «L’apprendistato- spiega Giuseppe Boccuzzi, segretario generale della Cisl di Bari – è un contratto di lavoro subordinato e, come tutti gli altri, fa riferimento al Testo Unico sulla Salute e sulla Sicurezza sul Lavoro». Anzi, rispetto a un contratto di lavoro normale, l’apprendistato dovrebbeprevedere ancora più tutele: normalmente, nelle aziende, il lavoratore apprendista deve essere affiancato da un lavoratore esperto, il cosiddetto tutor, che non può lasciarlo solo nelle mansioni più difficilio più a rischio. Nel caso di Davide non abbiamo ancora elementi per capire cosa sia successo: la procura di Bari ha aperto un’inchiesta.

I problemi – secondo Boccuzzi -si fanno più seri nelle aziende con meno di 10 lavoratori, che in Italia costituiscono il 90% delle imprese.Lì, l’intervento sindacale è spesso scarso o assente, e i lavoratori non hanno nessun punto di riferimento: «C’è bisogno che si colmi il vuoto attraverso la valorizzazione regionale della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (Rlst), che gira per queste realtà non tanto per sanzionare i datori (non sono ispettori del lavoro), ma per promuovere nei dipendenti una coscienza sui diritti che li tutelano»..