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L’appello dei sindaci d’Italia e Spagna per l’accoglienza: «Salviamo l’Europa da se stessa»

09 Febbraio 2019 - 17:37 Angela Gennaro
Ada Colau, Leoluca Orlando, Luigi De Magistris, Manuela Carmena e molti altri, lanciano oggi a Roma una «chiamata ai paesi europei. La chiusura dei porti è l'esempio di come «l’Europa stia naufragando»

«Salvare l’Europa da se stessa»: è questo l’appello di sindaci e sindache di Spagna e d’Italia. Le città di Barcellona, Madrid, Zaragoza, Valencia, Napoli, Palermo, Siracusa, Milano, Latina, Bologna, si sono incontrate stamane, 9 febbraio 2019, a Roma, per lanciare un appello a tutta l’Unione Europea. Un appello all’accoglienza.

«Negli ultimi mesi abbiamo assistito a scelte politiche drammatiche da parte di tutti i paesi dell’Ue che hanno portato alla chiusura delle frontiere e dei porti, nonché a un’assurda prova di forza tra stati per la condivisione di responsabilità e la redistribuzione delle persone salvate a terra», dicono oggi Ada Colau, sindaca di Barcellona, Francesco Italia, sindaco di Siracusa, Leoluca Orlando per Palermo, Luigi de Magistris per Napoli, Manuela Carmena, sindaca di Madrid, Pedro Santisteve per Saragoza, Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali di Milano, Virginio Merola, sindaco di Bologna e il suo collega di Latina Damiano Coletta.

Il risultato è stato non solo «un drammatico aumento delle morti nel Mediterraneo Centrale», ma anche «uno stallo politico che ha trasformato le Ong di soccorso in mare nel bersaglio principale di continui attacchi e campagne di criminalizzazione». Quella di oggi, spiegano, è stata una «riunione informale tra importanti realtà municipali spagnole e italiane, per immaginare nuove strategie e azioni comuni all’interno di un'alleanza di città solidali che riaffermi i diritti delle persone salvate, il valore delle convenzioni internazionali e il rispetto delle norme sull’accoglienza e l'asilo».

Un incontro che sigilla un’alleanza tra città europee: «Che diano appoggio alle organizzazioni umanitarie e alle navi di soccorso nel Mediterraneo» e che «continueranno a lavorare insieme per combattere l’involuzione dei principi fondativi della Ue e riportare il progetto europeo a galla. Un'alleanza in mare e una in terra per un Mediterraneo che abbia un futuro». Il Mar Mediterraneo «è stato la casa comune di civiltà millenarie». Oggi è divenuto la fossa comune di migliaia di giovani che vi trovano la morte per l’assenza di canali d'ingresso legali e sicuri».

Le città, luogo di convivenza di uomini e donne di origini molto diverse tra loro e rifugio di migranti e richiedenti asilo, guardano con stupore alla deriva (all'atteggiamento?) degli stati europei nei confronti dei diritti delle persone che cercano di attraversare il Mediterraneo», si legge nella bozza del manifesto dei sindaci letto oggi in conferenza stampa da Ada Colau.

Fuggire dalla violenza o dalla mancanza di opportunità e libertà democratiche è «legittimo». E «crediamo che la soluzione sia la pace e la democrazia, così come riteniamo che le migrazioni debbano essere gestite in maniera ordinata sotto il coordinamento di diversi organi governativi», dicono sindaci e sindache italiani e spagnoli. E i nuovi arrivati e le nuove arrivate devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri di ogni altro cittadino».

La chiusura dei porti italiani e maltesi alle navi di soccorso e il recente blocco burocratico nei porti spagnoli e italiani di Open Arms, SeaWatch3, SeaEye, «insieme a quello dei porti francesi sono esempi pratici di come anche l’Europa stia naufragando».

Un naufragio che avviene quando l'Europa «viola la legge del mare, riduce i mezzi della propria guardia costiera, accusa di traffico di esseri umani chi li soccorre, facendo ciò che dovrebbero fare gli stati, quando cerca di annullare i meccanismi di solidarietà nelle nostre città». E quando, ancora, «i governi europei rifiutano di aiutarsi in modo solidale nell'affrontare il tema dei flussi migratori dovuti a conflitti regionali».

È il naufragio del progetto europeo, insomma. Lo è «quando si vendono armi e si alimenta il conflitto a Sud e a Oriente del Mediterraneo senza assumersene alcuna responsabilità, quando si sceglie di alzare muri», quando «si chiudono le frontiere comprando governi terzi e pagando eserciti stranieri affinché facciano il lavoro sporco». Lo è «quando si confondono le vittime dei conflitti con i loro assassini, come sta facendo l’estrema destra europea».

Il senso della chiamata di Colau, Orlando, Merola e gli altri è nella necessità di «salvare l’Europa da se stessa»: «Rifiutiamo di credere che la risposta europea di fronte a questo orrore sia la negazione dei diritti umani». Salvare vite «non è un atto negoziabile e negare la partenza alle navi o rifiutarne l’entrata in porto, un crimine».

Le città presenti oggi a Roma «vogliono riconoscere l'azione e il coraggio della società civile rappresentata dalle navi di Open Arms, SeaWatch, Mediterranea, Aita Mari, SeaEye, del peschereccio di Santa Pola, del sindaco di Riace, della Guardia Costiera italiana e dello spagnolo Salvamento Maritimo, così come di tutte le organizzazioni umanitarie che operano alle frontiere. Esigiamo che il governo italiano e quello spagnolo nonché la Commissione Europea abbandonino la strategia di bloccarle e criminalizzarle».

Papa Francesco ha incontrato ieri sera in Vaticano, in forma privata, la sindaca di Madrid, Manuela Carmena, e la sindaca di Barcellona, Ada Colau, insieme al fondatore di Open Arms, Óscar Camps. «Durante il cordiale colloquio si è parlato in particolare del tema dell’accoglienza dei migranti», ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti.

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