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Rivolta dei pastori sardi: il latte rumeno, i Fratelli Pinna e tutte le falsità sul crollo dei prezzi

23 Febbraio 2019 - 16:37 Juanne Pili
A seguito della protesta dei pastori sardi contro il calo del prezzo del latte, riaffiorano in rete bufale e falsi miti sul ruolo che avrebbe avuto l'azienda casearia dei Fratelli Pinna. Riemerge anche lo spettro del "latte rumeno". Si tratta di tesi infondate, ecco perché

In un articolo che ci avete segnalato dal sito «Tg24-ore», si leggono dei riferimenti a una vicenda del giugno 2016: una partita di forme di pecorino della società casearia di Thiesi (Sassari) Fratelli Pinna, sequestrata a scopo cautelativo dalla Asl toscana. Inoltre, si fanno anche insinuazioni riguardanti la presunta importazione in Sardegna da parte dell'azienda di latte straniero spacciato per sardo.

Cosa sostiene l'articolo

Il gruppo di industriali caseari Fratelli Pinna avrebbe «messo in ginocchio l’economia lattiero casearia sarda e gli allevatori», comprando latte dalla Romania e dalla Bulgaria, «spacciandolo poi per formaggio prodotto con latte sardo, e che ha deciso il misero prezzo di 0.60 centesimi di euro a litro di quest’anno agli allevatori». Si cita anche una dichiarazione del 2017 rilasciata da Romano Satolli dell'Unione Consumatori Sardegna:

Ho saputo del sequestro del formaggio rumeno dalla stampa toscana, prima che dall’Unione. Telefonai subito ad un amico dirigente dell’ICQRF del Mipaaf, il quale non sapeva nulla, cosi come all’ICQRF di Cagliari e Sassari. Già da subito, però, immaginai che il latte provenisse dal caseificio dei F.lli Pinna di Timisoara, in Romania. Oggi leggo che era destinato al loro stabilimento di Thiesi … Scrissi allora, e ripeto oggi, che ci mancava altro che vendessero dalla Romania formaggi DOP sardi ottenuti da latte rumeno e bulgaro, ma chiesi perché quei formaggi venivano venduti con nomi italiani, invece che Rumeni! Non era una domanda oziosa!

Insomma, la citazione smentisce già la premessa. Nel testo, per quanto critico, possiamo notare due punti importanti. Il primo è l’impossibilità per definizione di vendere in Sardegna dei prodotti Dop (Denominazione di origine protetta) con latte palesemente acquistato altrove. Il secondo è che viene criticata la vendita legale di prodotti con nomi italiani, non l’importazione in Sardegna di latte straniero spacciato per Dop.

Cos’è successo realmente?

L'azienda casearia di Thiesi si trovò nel giugno 2016 in una bufera scatenata da un sequestro avvenuto in Toscana di diverse forme di formaggio prodotte nel suo stabilimento di Timisoara in Romania. Presto le forme vennero dissequestrate perché si dimostrarono totalmente a norma. Uno dei titolari dell'azienda, Paolo Pinna, ci ha permesso di esaminare il verbale di dissequestro:

Rivolta dei pastori sardi: il latte rumeno, i Fratelli Pinna e tutte le falsità sul crollo dei prezzi foto 3

Il blocco è stato eseguito a scopo cautelativo per il sospetto che gli alimenti possano costituire un pericolo per la salute pubblica per la incompletezza delle informazioni relative al prodotto – alla fine la Asl ha potuto riscontrare che erano presenti tutte le indicazioni relative – alla etichettatura e al marchio di indentificazione … nome del prodotto, ingredienti, lotto, data di produzione … nonché i dati dello stabilimento speditore e … di destinazione.

Nel documento si specifica infine che i prodotti non erano destinati alla «vendita diretta». Ma il fatto che venissero prodotte al di fuori della Sardegna fece sì che venissero diffuse voci non corrispondenti alla realtà. Leggiamo un’altra fonte critica, ma che riporta in maniera oggettiva l’accaduto: l’articolo pubblicato nel 2016 su Sardiniapost.

Il pecorino sequestrato nei giorni scorsi dalla Asl in Toscana non era taroccato, ma prodotto in Romania dall’industria casearia dei fratelli Pinna che ha sede a Thiesi, ma è anche proprietaria di stabilimento Timisoara. Lo spiega, in una nota, la stessa ditta sarda che parla di “sequestro temporaneo e a scopo cautelativo” … Il formaggio bloccato – 4mila forme – era destinato al mercato internazionale dei grattugiati. “ma alla fine – precisano i Pinna – era assolutamente tutto in regola in merito a condizioni igieniche, di conservazione, di etichettatura e di tracciabilità. Per questo è immediatamente scattato il dissequestro, visto il pieno rispetto delle regole vigenti e l’assoluta trasparenza del nostro operato”.

Latte rumeno migliore di quello sardo?

Le tesi contro i Pinna, originate dal caso scoppiato in Toscana, sono state ulteriormente «pompate» grazie anche a delle dichiarazioni mal interpretate. Esaminiamo ad esempio l'articolo originale da cui Tg 24 ore trae le affermazioni di Satolli. Venne pubblicato su CagliariOnline il 17 giugno 2016. Si fa riferimento alle presunte affermazioni di Pierluigi Pinna, uno dei titolari dell'azienda casearia:

È ora di dirlo, la qualità del latte sardo è inferiore a quello di tutto il resto d'Europa.

La citazione venne riportata il giorno prima sul sito dell'Unione sarda. Tali affermazioni vennero smentite qualche ora dopo tramite l'Ansa:

Rivolta dei pastori sardi: il latte rumeno, i Fratelli Pinna e tutte le falsità sul crollo dei prezzi foto 4

Si è creato un equivoco. Siamo profondamente dispiaciuti per questo polverone mediatico nato da una incomprensione sulla qualità del latte

Dipende dai Pinna il crollo del prezzo del latte ovino?

Ci siamo ampiamente occupati della questione a seguito della protesta dei pastori sardi. Il problema è ben più complesso, tenendo conto che l’azienda dei Pinna ha delocalizzato in Romania il 10% della produzione, da destinare al mercato globale:

Volevamo inserirci in quel segmento di mercato globale, estremamente competitivo, dei formaggi da grattugia che non fa distinzione fra vaccini e pecorini, ma compete solo in base al miglior rapporto prezzo/qualità. Gli acquirenti sono ben coscienti di cosa comprano.

Queste scelte possono anche essere criticate, purché non si alterino i fatti, per meglio accomodarli alle vicende attuali. Uno dei particolari ai quali occorrerebbe stare attenti è anche il fatto che i Pinna hanno diversificato il loro operato, non basandosi solamente sul mercato del pecorino romano.

Indagati dall’Antitrust per importazione di latte rumeno?

La smentita da parte dell’azienda è stata pubblicata il 10 febbraio, anche sulla loro pagina Facebook. In rete intanto circolano altre voci riguardanti le recenti indagini dell'Antitrust, queste però non sono mirate specificamente contro la società casearia e non riguardano il «latte rumeno».

L’Antitrust si è attivata per verificare se esistesse fondamento riguardo all’ipotesi che, tra gli aderenti al consorzio del pecorino romano Dop, vi siano state pressioni, per imporre ai pastori sardi prezzi al di sotto di quelli previsti dal mercato. L’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato è stata avviata nei confronti delle imprese aderenti al Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano, incluse 32 aziende sarde di trasformazione. Non c’è un’indagine apposita nei confronti dei Pinna. La precisa natura dell’istruttoria si può comprendere anche dal comunicato stampa dell'Antitrust:

La pratica potrebbe, infatti, inquadrarsi in una situazione di significativo squilibrio contrattuale tra i caseifici e gli allevatori, questi ultimi parte debole del rapporto in ragione della natura altamente deperibile del latte e delle caratteristiche dimensionali e organizzative delle imprese di allevamento.

Latte rumeno importato illegalmente in Sardegna

Nei post pubblicati su Facebook si trovano anche condivisioni che non fanno direttamente riferimento alla Pinna Spa, ma fungono da corollario, trattando ad esempio di presunti camion carichi di latte rumeno, addirittura scortato dai Carabinieri. Nella foto che viene fatta circolare in rete non si evince in alcun modo il contenuto dei mezzi, né la loro provenienza. Si tratta solo di congetture, nelle quali per altro si può notare anche un accenno di complottismo: le forze dell'ordine si troverebbero infatti a scortare dei prodotti illegali.

Rivolta dei pastori sardi: il latte rumeno, i Fratelli Pinna e tutte le falsità sul crollo dei prezzi foto 2

Il sociologo Nicolò Migheli esperto di sviluppo rurale, in un'analisi sulla crisi del latte nel settore della produzione di pecorino, affronta anche il tema delle narrazioni infondate sulle importazioni dall'estero, l'autore non nomina direttamente la Pinna Spa, ma il riferimento è implicito nella definizione «il più grosso imprenditore caseario sardo»:

In questi giorni si è favoleggiato di importazioni in Sardegna di latte dal resto d’Europa, soprattutto da Romania e Bulgaria. Questa voce è stata messa in giro perché il più grosso imprenditore caseario sardo ha un suo stabilimento a Timsoara. Chi l’ha diffusa non conosce quelle realtà o l’ha fatto ad arte.

Secondo Migheli non ci sarebbero proprio le basi per fare insinuazioni del genere, anche in ragione dello stato degli allevamenti nei due Paesi balcanici:

Romania e Bulgaria hanno allevamenti ovini da carne, il latte è un prodotto residuale. Peraltro in questo periodo le pecore sono in secca, i parti cominceranno tra un mese, le loro produzioni sono estive con i prezzi del latte tal quale sono più vicini alla media europea di quelli sardi.

Rivolta dei pastori sardi: il latte rumeno, i Fratelli Pinna e tutte le falsità sul crollo dei prezzi foto 1

Ansa|Protesta dei pastori a Grosseto

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