Il documentario premio Oscar che combatte il tabù delle mestruazioni

«Period. End of Sentence» è il viaggio della regista Rayka Zehtabchi tra le donne dell’India che hanno deciso di abbattere un tabù proprio con gli assorbenti

«Non posso credere che un film sulle mestruazioni abbia appena vinto un Oscar». La regista americana, di origine iraniane, Rayka Zehtabchi, commenta così sul palco dell'Academy la vittoria dell'Oscar per il miglior cortometraggio. Period. End of sentence, prodotto da Netflix, gioca con le sfumature della lingua inglese: «Punto. Fine della frase»,ma significa anche «Ciclo mestruale. Fine della condanna». Già, perché per molte donne indiane che vivono nei villaggi più remoti del Paese, avere il ciclo è una condanna.


Il documentarioracconta la storia vera di Sneh e di altre sei donne, tra i 18 e i 31 anni, che lavorano in una piccola fabbrica creata dalla ong Action India. E sono proprio gli assorbenti i protagonisti dell'iniziativa imprenditoriale femminile. «Le mestruazioni non dovrebbero essere un tabù – ha detto la regista – e non dovrebbero sancire la fine della scuola per le ragazze».Nei 26 minuti si segue la vita di un gruppo di donneche giorno dopo giorno, nel villaggio indiano diHapur, imparano a usare una nuova macchina per la produzione di sanitari femminili biodegradabili a basso costo, migliorando non solo l'igiene femminile ma anche aumentando l'emancipazione e l'indipendenza delle donne dai loro concittadini maschi.


Il documentario premio Oscar che combatte il tabù delle mestruazioni foto 1

Il ciclo viene visto come una vergogna inIndia eimpedisce alle donne di andare scuola o frequentare templi. Le donne lavorano di notteper confezionare asciugamani in cotone per fermare il ciclo, in assenza di assorbenti, perché è troppo imbarazzatefarlo alla luce del giorno, in una società che considera le mestruazioni qualcosa da tenere nascosto.

Nel documentario uomini palesemente a disagio rimangono stupiti alla vista di un assorbente, tanto da non sapere definire l'oggetto misterioso. Ma anche le donne più anziane, come ha raccontato la regista a Glamour, «hanno vissuto la loro vita con il ciclo mestruale, ma non potevano spiegare neanche a noi perché succedesse ogni mese, non ne avevano idea. Ti spezza il cuore, le vedi così spaventate delle cose che le rendono donne, e non riesco a immaginare di cos'altro hanno paura di fare o di parlare».Èil caso di Sushma Devi, che ha ammesso che suo marito era contrario al suo lavoro nella fabbrica, e ha continuato a ostacolarla in tutti i modi, anche arrivando a picchiarla.

Ma chissà che questa vittoria in un Paese in apparenza lontano non sia una scossaanche per le donne occidentali. «Voglio che gli spettatori capiscano che la valorizzazione e l'emancipazione femminile nel mondo comincia con iniziare a parlare delle mestruazioni».

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