Niente vaccino contro il morbillo? Fuori dall’Erasmus e dai concorsi pubblici

La bozza del nuovo piano nazionale, redatta dal ministero della Salute, per l’eliminazione del morbillo e della rosolia prevede l’introduzione dell’obbligo per quanto riguarda il vaccino trivalente pena l’esclusione dai concorsi pubblici o dal programma Erasmus

Prosegue incessante la guerra contro gli anti-vaccinisti. La bozza del nuovo piano nazionale per l'eliminazione del morbillo e della rosolia 2019-2023 redatta dal ministero della Salute e inviata alla Conferenza Stato-Regioni per la discussione preliminare prevede l'introduzione dell'obbligo vaccinale MPR (morbillo-parotite-rosolia) per i partecipanti a concorsi pubblici e gli studenti Erasmus.


Come spiega il Corriere della Sera, «la bozza è stata preparata dal tavolo tecnico del dicastero di Giulia Grillo, Salute, coordinato dall’epidemiologo Vittorio Demicheli , presenti i ministeri che in qualche modo possono contribuire. Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco si sono impegnati alla "verifica dello stato vaccinale al momento dei concorsi per le nuove assunzioni, individuando tra i criteri di esclusione l’assenza della vaccinazione trivalente morbillo-parotite-rosolia"».


Lo stesso tipo di obbligo sarebbe poi previsto anche per lo sport e le federazioni sportive al momento delle iscrizioni alle società e delle selezioni alle gare, pena l'esclusione degli atleti non vaccinati dalle competizioni. Non solo gli sportivi e i partecipanti ai concorsi pubblici, anche gli studenti Erasmus dovranno fare i conti con la vaccinazione obbligatoria per il morbillo.

Anche l’agenzia nazionale giovani – che si occupa in Italia del programma Erasmus+ – è tra gli enti che hanno aderito al piano del ministero della Salute e questo comporterà la non ammissione all'Erasmus dei ragazzi non vaccinati. Il piano, inoltre, prevede anche l’istituzione di corsi di vaccinologia.

«L’intesa punta sulla comunicazione, sull’educazione sanitaria e sulla promozione attiva della vaccinazione nelle scuole e nell’università. L’età più scoperta è fra i 20 e i 30 anni quindi i nati dopo il '75 e fino al 2000 in quanto i nati del 2001 sono già oggetto di attività mirate di recupero vaccinale», ha spiegato Demicheli. Il piano tra gli obiettivi ha anche la riduzione «della percentuale di donne in età fertile suscettibili alla rosolia a meno del 5%».

Il morbillo in Italia è ancora endemico e si contano circa 13mila casi dal 2013, di cui la metà riferibili alla fascia di popolazione dei giovani adulti con età media di 27 anni. La fascia di popolazione su cui si vorrebbe dunque intervenire è quella dei nati tra 1975 e 2000, in quanto quella più esposta al rischio contagio causa bassa immunizzazione.

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