Anche la Liguria vuole essere autonoma

Il governatore Toti: «Non c’è nulla di ideologico, nulla di politico. Non si tratta di mettere in discussione l’unità nazionale ma di tenere conto delle diverse specificità locali e di valorizzare gli aspetti migliori»

Dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, si allunga la lista delle Regioni che ambiscono a diventare autonome. La Liguria ha approvato una delibera in base alla quale comincerà a trattare con il Governo per dare il via all'iter che potrebbe servirle a superare l'accentramento dello Stato su diverse questioni. Con quest'ultimo via libera della Giunta, il governatore della Liguria Giovanni Toti ha fatto sapere che è partita la richiesta formale alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero per gli Affari regionali affinché il dossier segua il suo percorso.


«È una grande occasione non solo per la Liguria, ma per tutte le regioni d’Italia – spiega Toti -. Non c'è nulla di ideologico, nulla di politico. Non si tratta di mettere in discussione l’unità nazionale o il principio solidaristico tra i territori – prosegue il presidente – ma di tenere conto delle diverse specificità locali, di valorizzare gli aspetti migliori e più strategici di ogni angolo d’Italia».L'aspirazione della Liguria è quella di veder concluso l'iter per l'autonomia differenziata entro la fine del 2019, ma il percorso è ancora lungo.


In particolare, la richiesta della Regione nei confronti dello Stato è quella di affrancarsi rispetto a sei materie: Ambiente; Politiche per il lavoro, la salute, la scuola e lo sport; Infrastrutture e Porti; Sviluppo economico; Urbanistica; Agricoltura, caccia e pesca. «La Liguria ha caratteristiche che la differenziano da ogni altro luogo in Italia e nel mondo – insiste il presidente Toti -, l’autonomia consente di prendere decisioni e fare investimenti mirati in settori strategici proprio perché taratisulle peculiarità della nostra regione».

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Giovanni Toti

Toti chiarisce che non si tratta di un percorso per fare cassa o per aumentare le risorse regionali. Obiettivo è invece quello di avere una «macchina pubblica più efficiente, coerente e vicina alle necessità del territorio». «Non puntiamo certo a ottenere un surplus fiscale aggiuntivo – sottolinea Toti -vogliamo che i soldi che riguardano il nostro territorio vengano spesi meglio». Tra le richieste della Regione Liguria, spiccano in particolare i trasferimenti del demanio marittimo-portuale, autostradale, aeroportuale e ferroviario e la possibilità di definire autonomamente il tetto di spesa per le attività di rappresentanza e comunicazione.

Ma il testo deliberato dalla Giunta spaziatra diversi argomenti che fanno capo al superare l'accentramento della finanzia pubblica. Inoltre, il documento conferma la richiesta di trattenere il3% dell'Iva portuale che garantirebbe alla Regione oltre 100 milioni all'anno. Il punto, per Toti, non è soltanto quello della «carenza di investimenti da parte del governo centrale», ma risiede soprattutto nellapossibilità della Regione di dire la propria sulla scala di priorità: «Stiamo parlando di un documento – ribadisce Toti – che usa gli strumenti della legislazione vigente per organizzare meglio e rendere più efficiente l'amministrazione».

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Intanto, però, proprio dalla Liguria – e in particolare dal palco di Genova allestito per il festival di Limes – il presidene del Consiglio Giuseppe Conte commenta il percorso dell'autonomia differenziata non senza sottolineare quelle che per lui restano le priorità: «Non potrò mai sottoscrivere un'intesa che comprometta l'interesse nazionale». E ribadisce: «C'è un interesse nazionale strategico da conservare».

Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev

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