Si dimettono le donne dell’«Osservatore Romano». La loro inchiesta svelò come vengono sfruttate le suore

Con una lettera a Papa Francesco Lucetta Scaraffia lascia la direzione di «Donna Chiesa Mondo», il mensile dedicato alle donne dell’«Osservatore Romano». Nelle righe rivolte al pontefice scrive: «Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione».

Lascia la direttrice. Lasciano le collaboratrici. Lascia tutta la redazione. Del mensile Donna Chiesa Mondo rimane soltanto il nome, e tutte le copie pubblicate in sette anni di attività, da quando ad affacciarsi su piazza S. Pietro per l'Angelus della domenica era ancora papa Benedetto XVI. La decisione è stata commentata con una lettera scritta a Papa Francesco da Lucetta Scaraffia, direttrice fino a poche ore fa dell'inserto dell'Osservatore Romano.


«Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione». In queste righe si fa riferimento a tutti i temi affrontati dall'inserto, fra cui uno di quelli che hanno fatto più scalpore. Un'inchiesta che era stata ripresa da molti giornali.


Il ruolo delle suore nella Chiesa, senza garanzie e senza rispetto

Marzo 2018. Pagina 10. Il lavoro (quasi) gratuito delle suore. Un'inchiesta firmata da Marie-Lucule Kubacki. Cinque pagine dove si racconta la vita di molte suore, ridotte a poco più che domestiche al servizio di vescovi e cardinali. Tutto comincia dalle dichiarazione di suor Maria (i nomi sono tutti inventati) che racconta le condizioni in cui vivono le sue sorelle.

«Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di Chiesa, si alzano all’alba per preparare la colazione e vanno a dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata, la biancheria lavata e stirata…. In questo tipo di “servizio” le suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta».

Si dimettono le donne dell'«Osservatore Romano». La loro inchiesta svelò come vengono sfruttate le suore foto 1

Foto ANSA |Lucetta Scaraffia, ex direttrice di «Donna Chiesa Mondo», mensile dell'«Osservatore Romano»

Una situazione che porta queste donne consacrate a vivere da assistenti, come spiega un'altra testimonianza: «Ho conosciuto delle suore che avevano servito per trent’anni in un’istituzione di Chiesa e mi hanno raccontato che, quando erano malate, nessun prete di quelli che servivano andava a trovarle. Dall’oggi all’indomani venivano mandate via senza una parola».

L'articolo prosegue raccontando altre storie. Suore che sono state rimosse da un incarico dall'oggi al domani, suore che si vergognano di comunicare le loro condizioni ai superiori o ancora superiori che impediscono alle suore di finire i loro studi teologici.

Tutto questo provoca un forte senso di disagio: «Alcune dicono di essere felici, non vedono il problema, ma provano comunque una forte tensione interiore. Simili meccanismi non sono sani e certe suore arrivano, in alcuni casi, ad assumere ansiolitici per sopportare questa situazione di frustrazione».

L'origine di queste dinamiche si può trovare in una convinzione ancora ben radicata in certi ambienti della Chiesa: «Dietro tutto ciò, c’è purtroppo ancora l’idea che la donna vale meno dell’uomo, soprattutto che il prete è tutto mentre la suora non è niente nella Chiesa. Il clericalismo uccide la Chiesa».

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