Fare il saluto romano nelle commemorazioni non è reato: «È manifestazione del pensiero»

Lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Milano: «I simboli fascisti e nazionalsocialisti sono stati ostentati all’interno di un contesto commemorativo (e non di un attentato concreto alla tenuta dell’ordine democratico) e come tali, pertanto, privi di quella offensività concreta vietata dalla legge»

Erano accusati di aver violato l’articolo 5 della Legge Scelba, meglio conosciuto come apologia di fascismo. Il braccio teso per fare il saluto romano e quel motto nazista gridato al cielo: Sieg Heil. Tutto mentre sventolavano lo stendardo dell’associazione combattenti 29esima divisione granatieri Waffen-SS. Per la giudice Maria Angela Vita, settima sezione penale del tribunale di Milano: «Il fatto non sussiste». Assolti.


La commemorazione dei caduti della RSI

I fatti risalgono al 24 aprile 2016, durante la manifestazione che ogni anno si svolge al Campo X del Cimitero Maggiore di Milano per ricordare i caduti della Repubblica sociale italiana. Liliane Tami, 27 anni, Alessandro Botrè, 30 anni e Alessio Polignano, 43 anni, secondo la giudice stavano soltanto esprimendo liberamente il proprio pensiero.


Il magistrato ha ritenuto ciò che è successo al cimitero «una cerimonia di carattere commemorativo e pacifico in cui i comportamenti, gesti ed emblemi di indiscutibilmente di stampo fascista e nazionalsocialista non appaiono tali da suggestionare concretamente le folle, attentando all’ordine democratico».

Fare il saluto romano nelle commemorazioni non è reato: «È manifestazione del pensiero» foto 1

Alcuni “camerati” dell’associazione Lealtà e Azione e Casapound al Campo X del cimitero Maggiore di Milano

La motivazioni della sentenza

Secondo la giudice, quei gesti sono tutelati dall’articolo 21 della Costituzione italiana sulla libertà di espressione. «Le manifestazioni del pensiero dell’ideologia fascista, in sé e per sé non sono vietate, attesa la libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita, ma lo diventeranno allorquando assumano caratteri e connotati tali da porre in pericolo la tenuta dell’ordine democratico e dei valori ad esso sottesi», scrive la giudice Maria Angela Vita nella sentenza.

Il motivo per cui il magistrato ritiene che non sia stato commesso nessun reato è che «la manifestazione di carattere fascista era rivolta ai defunti, in segno di omaggio ed umana pietà senza alcuna finalità di restaurazione fascista e nazionalsocialista».

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