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Dalla flat tax rimandata ai 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, tutti i nodi del Documento di economia e finanza

10 Aprile 2019 - 11:10 OPEN
Vince la linea dura di Tria. Il Pil programmatico per il 2019 è fissato allo 0,2%. La flat tax non entra nelle tabelle del Def. «Si farà», ha assicurato Salvini. Ma, per ora, nel documento è solo citata «in due passaggi». Spariscono le ipotesi dei due scaglioni di aliquote al 15 e al 20% per le famiglie, contenute invece nella prima bozza

È un documento che tiene conto del debito in salita e della crescita vicina allo zero quello di economia e finanza varato dal governo, dopo un serrato braccio di ferro a un tavolo sul quale oggetto del contendere sono state le stime di crescita, la <flat tax e lo stop all’aumento dell’Iva.

Al termine di una giornata in cui anche il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime di crescita per l’Italia (0,1% nel 2019), ha vinto la linea dura del ministro dell’Economia Giovanni Tria che, col suo discusso approccio realistico e prudente, si è imposto sulla flat tax promossa dalla Lega e sulla compatibilità con il blocco delle clausole di salvaguardia dell’Iva tenendo conto del quadro ricco di incognite: «Senza risorse, aumenterà l’imposta sui consumi», ha avvertito. Posizione che si è tirata addosso le tensioni dei due vicempremier.

La crescita

Alla fine della serata, il governo redige una nota in cui assicura: «Non ci sarà nessuna nuova tassa e nessuna manovra correttiva». Intanto però, nonostante M5s e Lega abbiano spinto fino all’ultimo per alzare l’asticella fino ad almeno lo 0,3-0,4%, il Pil programmatico per il 2019 è fissato allo 0,2%. La crescita dovrebbe attestarsi allo 0,7% nel triennio 2020-2022.

Debito al 132%

Il deficit sale al 2,4% del Pil nel 2019 per poi cominciare un percorso di riduzione graduale che dovrebbe portarlo all’1,5% nel 2022. Il deficit strutturale dovrebbe scendere dall’1,6% del Pil di quest’anno allo 0,8% nel 2022, convergendo verso il pareggio strutturale. In salita il debito che si attesterà al 132,6% nel 2019, al 131,3% nel 2020 e 130,2% nel 2021. «Numeri che – ha sottolineato la Lega – non sono in linea con quanto auspicato dai due partiti di maggioranza ma che prendono atto della reale situazione del Paese».

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Flat tax fuori dal Def e marcia indietro sulle due aliquote

Tanto cara a Salvini, la flat tax non entra nelle tabelle del Def. «Si farà», ha assicurato il vicepremier leghista. Ma, per ora, nel documento è solo citata «in due passaggi» e il riferimento è piuttosto generico. Spariscono le ipotesi dei due scaglioni di aliquote al 15 e al 20% per le famiglie, contenute invece nella prima bozza del Def.

Il ministero dell’Economia dice la sua in una nota: «Il governo intende continuare il processo di riforma delle imposte sui redditi in chiave flat tax andando a incidere in particolare sull’imposizione a carico dei ceti medi». E per Luigi Di Maio questo è segno che «ha vinto il buon senso».

Il nodo dei 23 miliardi di clausole di salvaguardia

Oggetto di un acceso dibattito tra i ministri del M5s e il ministro Tria sono stati gli oltre 23 miliardi di clausole di salvaguardia da disinnescare. I 5 Stelle avrebbero chiesto garanzie sullo stop all’aumento dell’Iva nel 2020 e 2021. E su questo anche Salvini fa eco a Di Maio: «Non ci sarà alcun aumento dell’Iva».

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