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Un comune brianzolo ha annullato la festa della Liberazione

14 Aprile 2019 - 23:07 Redazione
«Sarei stata folle se avessi preso una decisione del genere a cuor leggero. Ma è stata una scelta presa in maniera consapevole - sia dei rischi, che di quello che ci può guadagnare la comunità» ha commentato la sindaca Laura Ferrari

Quest'anno a Lentate sul Seveso non si festeggia il 25 aprile. A deciderlo è Laura Ferrari, sindaca Forza Italia di questo comune brianzolo di quasi 16 mila abitanti. La scelta ha destato molte polemiche, prima di tutto a livello locale: è stata contestata con un'interrogazione in comune e l'opposizione sta ora organizzando una contro-manifestazione. Secondo fonti locali, il motivo sarebbe un litigio tra la sindaca e un'ex senatrice Pd, avvenuto lo scorso 25 aprile. Open ha chiesto a Laura Ferrari di spiegarci come siamo arrivati a questo punto. 

 

Un comune brianzolo ha annullato la festa della Liberazione foto 1

Laura Ferrari, Facebook |

 

«Sarei stata folle se avessi preso una decisione del genere a cuor leggero. Ma è stata una scelta presa in maniera consapevole – sia dei rischi, che di quello che ci può guadagnare la comunità. Il momento di riflessione è nato il 25 aprile 2018, il mio primo 25 aprile da sindaca. L'Anpi mi ha chiesto di poter mandare un loro rappresentante per parlare della Resistenza e della Liberazione - io ho accolto di buon grado la cosa, perché ritengo che il 25 aprile sia una pagina fondamentale della nostra storia e che debba essere una festa di tutti. Ma purtroppo non è percepita così e me ne dispiaccio.»

Ma cosa è successo?

«Arriva la rappresentante dell'Anpi, l'ex senatrice Pd Lucrezia Ricchiuti, che fa un discorso apertamente politico: parla di pericolo fascista, chiamando in causa un assessore di un comune vicino al nostro, a suo dire dichiaratamente fascista. Ho chiesto perché si stesse usando una festa così importante per attaccare una parte politica, di fatto danneggiando l'importanza di questa data. Mi sarei aspettata, nei giorni seguenti, una telefonata da parte dell'Anpi, che non è mai arrivata».

Quest'anno cosa ha deciso di fare?

«Quest'anno volevo fare qualcosa di diverso, di più equilibrato. Sempre nel rispetto dei caduti, infatti deporremo una corona d'alloro in loro onore. Ma anziché fare la solita manifestazione – alla quale preciso, partecipano sempre 30 o 40 persone, ed è un peccato – prenderemo un anno sabbatico per costringerci a riflettere. Ed è da qui che voglio ripartire, anche con l'opposizione, perché dobbiamo fare un servizio ai cittadini».

Come pensa di cambiare le cose?

«Ritengo ci sia molto da lavorare su due fronti, che sto studiando e approfondendo molto per arrivare preparata: spiegare che la Resistenza non fu soltanto rossa, ma molto più ampia; e che non fu tutta rose e fiori, come ogni evento storico. Andando a dire anche cosa della Resistenza fu sbagliato andiamo in maniera sacrosanta a dire ciò che fu giusto e fondamentale per la nostra libertà di oggi».

Ha ricevuto molte critiche?

«Mi stupisco di come in Italia una persona che vuole porre l'attenzione su alcuni temi, invitando a riflettere in maniera diversa, venga o osannata – perché c'è una parte politica che mi porta in palmo di mano – o insultata, perché non vi dico quanti insulti sto ricevendo su Facebook. Ma io sono la prima antifascista. Non è che chi critica un modo di celebrare il 25 aprile è fascista, il fascismo è ciò che più lontano da me esiste. Con questo intervento ho voluto unire, chi non lo capisce è in malafede». 

È stata influenzata dalla decisione di Salvini di passare il 25 aprile in Sicilia?

«Sono moglie di Massimiliano Romeo, capogruppo leghista in Senato, ma Salvini non c'entra nulla. Ho preso questa decisione due settimane prima che Salvini parlasse di andare in Sicilia e non fa parte del mio partito politico. Credo però che il vicepremier abbia le sue ragioni. E se quello che ha detto può servire a riflettere, vale per lui quello che vale per me». 

Permetterebbe una contromanifestazione?

«Se quel giorno, nel mio comune, ci fosse una riunione che andasse al di là dell'appartenenza politica la considererei una vittoria. Perché se arriva molta più gente dei 30 dell'anno scorso vuol dire che io davvero ho fatto riflettere, generando una risposta. Ma dipende, se dovessero arrivare delle persone che insultano a prescindere non potrei dare il mio supporto. Siamo in una situazione politica molto polarizzata, in un paese incattivito anche per ragioni socialmente comprensibili – capisco che la gente abbia rabbia, ma che non la sfoghi lì. Che usi le mie parole come ripartenza, per condividere».  

 

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