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«Attentato in Sri Lanka rappresaglia per la strage nelle moschee a Christchurch»

23 Aprile 2019 - 11:39 Redazione
Il bilancio provvisorio è di oltre 300 i morti e 500 feriti. Per il vice ministro della Difesa si tratta di una vendetta per la strage avvenuta a marzo in Nuova Zelanda quando un suprematista bianco uccise 50 fedeli musulmani

Gli attentati avvenuti durante i giorni di Pasqua in Sri Lanka, che hanno provocato più di 300 morti e 500 feriti, sarebbero una rappresaglia per la strage di marzo perpetrata da un suprematista bianco a Christchurch in Nuova Zelanda in cui morirono cinquanta fedeli musulmani. È questa la tesi del vice ministro della Difesa del Paese, Ruwan Wijewardene, intervenuto in parlamento nel giorno del lutto nazionale.Ci sarebbe stato anche un quarto attentato sventato dalla polizia in un hotel, secondo quanto riferiscono fonti della polizia: ieri la notizia del ritrovamento di87 detonatori vicino alla principale stazione di autobus della Capitale.

Una rete internazionale

Nelle ore successive l’attentato in Sri Lanka, si era ipotizzato che ad agire fosse stata una cellula islamista del National Thowheeth Jama’ath, un gruppo radicale musulmano. Un attacco complesso, che faceva pensare a un supporto esterno, possibilmente da parte di Daesh, il Califfato Islamico sconfitto in Iraq e Siria, ma presente in altre parti del mondo. Le fonti dell’intelligence locale, riportate dal portavoce del presidente srilankese Maithripala Sirisena​​, avevano parlato di un supporto esterno da parte di «gruppi terroristici internazionali». L’ultima affermazione del ministro Wijewardene, aggiunge un altro elemento al puzzle e fa pensare che l’attentato risponda a una logica geopolitica più ampia.

L’attentato a Christchurch

Da una parte quindi il radicalismo islamico – così ipotizza l’intelligence e le fonti governative srilankesi- dall’altra invece l’estremismo di destra che aveva portato Brenton Tarrant, 29enne australiano, a sparare a decine di musulmani in nome della difesa della razza e dell’occidente. Anche in quel caso non si era trattato del gesto isolato di un singolo attentatore. Lo stesso Tarrant sentiva di far parte di una rete internazionale di«crociati» che si estendeva fino all’Italia. L’australiano aveva fatto il nome di Luca Traini, tra le figure ispiratrici. Ma la rete non era soltanto immaginaria: prima di compiere l’attentato, Tarrant aveva stretto rapporti con il Movimento Identitario Austriaco, un gruppo di estrema destra, dai quali avrebbe ricevuto anche un finanziamenti. Collegamenti poi confermati dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

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