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Viterbo, parla la donna che ha denunciato i due militanti di CasaPound: «Ho ancora paura di loro»

02 Maggio 2019 - 17:13 Redazione
L'avvocato della donna che sarebbe stata stuprata da i due militanti di CasaPound afferma: «La mia assistita teme di essere minacciata per rimangiarsi quanto raccontato»

«Ho paura, ho ancora paura di loro e spero che restino in carcere». Èquanto ha detto al suo legale, l’avvocato Franco Taorchini, la presunta vittima della violenza che sarebbe avvenuta il 12 aprile scorso aViterboda parte di due militanti di Casapound.La donna, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stata prima stordita con alcol e con un pugno in pieno volto e poi violentata per ore.

Secondo il gip di Viterbo Riccardo Licci eFrancesco Chiricozzi hanno commesso «reiterati abusi»sulla donna, agendo in modo «beffardo e sprezzante».Il procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemmaha confermato le parole del gip affermando che gli elementi di prova, tra cui i video dell’accaduto,sarebbero solidi.

Per quanto riguarda le indagini, il procuratore ha sottolineato la «rapidità coniugata all’essenzialità» che ha portato agli arresti, oltre al rispetto della vittima.I due indagati hanno ricevuto due ordinanze di custodia cautelare in carcere, ma nonostante questo l’avvocato hadichiarato: «La mia assistita teme di essere minacciata per rimangiarsi quanto raccontato», afferma Taorchini, «Èancora molto scossa psicologicamente, è una situazione difficile da affrontare». L’avvocato aveva già affermato che la sua assistita«Soffre di ansia, non dorme, è agitata».

La Procura diViterbosarebbe orientata ad ascoltare la donna in sede di incidente probatorio,così da cristallizzare le prove nelle fasi precedenti al dibattimento in aula.In questo modo il racconto della donna entrerebbe nel processo come prova acquisita.Il legale della presunta vittima si èdetto pronto ad effettuarlo, proprio per il timoreche la donna possa essere oggetto di minacce e pressioni per ritrattare la sua denuncia.

I legali degli indagati, Domenico Gorziglia e Marco Mazzatosta hanno affermato che il rapporto tra la donna e i loro assistiti sarebbe stato «consenziente, sulla base di una serie di elementi che non possono comunicare. Hanno però affermato che la ricostruzione degli accusati è «divergente da quella proposta dalla procura».

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