Fischi mentre passo per strada? Scrivo tutto sull’asfalto. La protesta delle donne a Torino

A Torino un gruppo di studentesse ha iniziato a scrivere sull’asfalto i commenti indesiderati degli uomini. Le foto delle scritte vengono postate sugli account “Cat Calls”. Questo fenomeno è nato negli Stati Uniti, ma si sta diffondendo in molte città d’Europa

Dai «Ciao bella», ai fischi, ai commenti più spinti. Tutti non richiesti, tutti apparentemente senza motivo, rivolti quasi sempre a donne che stanno camminando. E che, comunque, non si fermeranno. Il fenomeno del «catcalling» esisteva già prima che scoprissimo che gli americani lo chiamavano così, ma per molto non è stato preso sul serio, considerato il «male minore» tra le molte prevaricazioni sessiste. Consolidata quanto il fenomeno è infatti la convinzione che la risposta appropriata sia ignorare i commenti. Per generazioni mamme di tutto il mondo hanno raccomandato: «Non guardarli, non rispondere e tira dritto». 


A Torino e a Roma, gruppi di studentesse hanno preso coscienza del fatto che il sentimento più condiviso dalle vittime è la frustrazione di non aver risposto al catcaller, l'autore del fischio o dell'apprezzamento. Hanno deciso di raccogliere i commenti ricevuti per strada da donne e ragazze e di trascriverli per terra con un gesso, nel luogo in cui sono stati pronunciati. «Che belle gambine», «Tu sì che mi daresti una svegliata la mattina». Tracciate per terra, le frasi mirano a rimettere in discussione la normalizzazione del catcalling


«Il nostro progetto agisce in due direzioni» spiega a Open Malvina, una delle 21enni che hanno fondato @catcallsofturin, «da un lato vuole far sentire le vittime meno sole dando loro uno spazio in cui esprimersi, dall'altro vuole portare consapevolezza a chi non conosce o non si accorge delle ripercussioni del fenomeno». L'iniziativa è però anche un monito ai catcaller che «non si aspettano mai una risposta seria». Il movimento era partito da New York e si è diffuso a Washington, Londra, Amsterdam e varie città europee.

Le motivazioni di questo comportamento sono profondamente radicate negli stereotipi di genere. Come scrive Simone de Beauvoir, «Nessuno è più irrispettoso verso le donne di un uomo preoccupato della sua virilità». Secondo William Castello, professore della St. John’s University, «c'è una competizione per essere il più audace, il più forte e il più macho, generalmente dettata da una mancanza di autostima, da delusione e frustrazione». 

Noa Jansma, una ragazza olandese, ha lanciato un profilo Instagram, @dearcatcallers, dove posta i selfie che scatta insieme agli uomini che le si sono rivolti per strada in modo inopportuno. La ragazza dice che l'account, che conta oggi 280mila follower, vuole portare a riflettere sull'oggettificazione quotidiana della donna: «Nelle mie foto l'oggettificatore e l'oggettificato sono ritratti insieme, ma posizionando me stessa (l'oggettificato) in primo piano e loro (l'oggettificatore) sullo sfondo, conto di ribaltare il rapporto di forza». 

Queste molestie verbali, nella maggior parte dei casi fini a se stesse, possono essere il preludio di aggressioni fisiche. Il 3 maggio a Miami due donne sono state prese a pugni dopo aver risposto alle avances di un molestatore. In Francia è in corso un processo che è diventato l'emblema delle molestie di strada. Marie Laguerre, studentessa 22enne, stava passeggiando a Parigi quando uno sconosciuto le si è rivolto commentando il suo vestito, «Ti sta bene il rosso».

La ragazza gli ha intimato di tacere, e l'uomo ha risposto afferrandola e schiaffeggiandola violentemente. Il video dell'accaduto, diffuso su Facebook da Laguerre, ha ricevuto 9 milioni di visualizzazioni. A partire da agosto, la Francia è diventata il primo paese a sanzionare gli «oltraggi sessisti». Da allora, sono state date 447 multe per fischi, insulti o commenti umilianti.

 

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