Muore a 7 anni per un’otite «curata» con l’omeopatia, i genitori condannati a 3 mesi

L’accusa è di concorso in omicidio colposo aggravato. Rinviato a giudizio il medico

Sono stati condannati a tre mesi i genitori di Francesco Bonifazi, il bambino di 7 anni che morì nel maggio 2017 a Cagli (in provincia di Pesaro-Urbino) a causa di un’otite batterica bilaterale «curata» con rimedi omeopatici e degenerata poi in encefalite. 


I genitori del bambino, presenti alla lettura della sentenza, sono stati ritenuti colpevoli di concorso in omicidio colposo aggravato. La decisione è stata del gup Paola Moscaroli che li ha giudicati con rito abbreviato, mentre il medico che avrebbe prescritto la cura andrà a giudizio ordinario.


La difesa ha annunciato che ricorrerà in appello contro la condanna, dopo aver letto le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni. 

Le parole del nonno

A commentare la sentenza, il nonno materno del piccolo Francesco, presente anche lui all’udienza. «C’è amarezza – ha detto – ma crediamo ancora nella giustizia». Il riferimento è anche alle parole dei genitori che precedentemente avevano affermato di non avere un approccio «integralista» contro la medicina tradizionale, ma che erano piuttosto preoccupati che il figlio, soggetto a frequenti malanni, fosse continuamente sottoposto a cure antibiotiche.

Motivo che li avrebbe spinti a rivolgersi al medico Massimiliano Mecozzi, anche lui sotto accusa, dato che dalle cure omeopatiche avevano tratto benefici già in passato. Come specificato dall’avvocato difensore Federico Gori, le condizioni di Francesco erano state altalenanti, tra miglioramenti e peggioramenti, tanto da non rendere pienamente percepibile la gravità della situazione fino alla degenerazione in encefalite.

I genitori, aveva fatto presente Gori, portarono due volte il piccolo in visita dal medico che, secondo loro, avrebbe dovuto capire l’evoluzione negativa della situazione.

Rinvio a giudizio per il medico omeopata

Mecozzi, medico pesarese che secondo l’accusa somministrò al bambino rimedi omeopatici senza richiedere approfondimenti clinici e diagnostici, è stato rinviato a giudizio. Il processo a suo carico si aprirà il 24 settembre 2019. Il medico avrebbe sconsigliato ai genitori il ricovero del bambino, malgrado il piccolo si trovasse già in condizioni critiche.

I medici del pronto intervento si trovarono a dover contrastare anche le rimostranze della madre del bambino, che ostacolò la somministrazione di un farmaco per abbassare la febbre al piccolo. Nel tentativo di salvarlo, gli operatori sanitari disobbedirono agli ordini della donna, ma purtroppo non c’era già più nulla da fare. 

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