Pubblicità sui social: quali regole bisogna rispettare? Ce le spiega Camihawke – La videointervista

#adv o #suppliedby? «Non importa il tipo di hashtag, ciò che conta è essere chiari e onesti con i propri follower»

I social network vivono, spesso, in una dimensione propria: dalle dinamiche relazionali ai rapporti di lavoro, è un mondo che segue logiche diverse dalla società reale. Anche i rapporti commerciali tra persone e aziende hanno sviluppato un proprio ecosistema sul web. Nel quale, però, non tutti sono limpidi: è facile nascondersi all’ombra della novità, soprattutto in Paesi come l’Italia che ci mettono un po’ a tradurre in legge le innovazioni. Poi ci sono gli influencer, i volti della pubblicità social, che hanno fatto della correttezza il proprio mantra. È il caso di Camilla Boniardi, più conosciuta come Camihawke, che ha dedicato all’argomento molte story su Instagram. «Ma non chiamatemi influencer, preferisco definirmi una creator di contenuti d’intrattenimento». Nella videointervista a Open, Camilla ci ha chiarito alcuni aspetti della professione, parlandoci del suo lavoro e della sincerità del rapporto con i propri follower.


Un quadro generale

In Italia non esiste una normativa specifica per la pubblicità sui social network. C’è invece il rischio di essere sanzionati in caso di comportamento scorretto nel marketing social. Ad ogni modo, le linee guida generali sono quelle del Codice del Consumo, le quali vietano la divulgazione di pubblicità occulta o ingannevole. Queste valgono anche per il marketing sul web e sui social, ma mancano delle attuazioni specifiche. Facebook e Instagram si sono mossi autonomamente e hanno implementato un regolamento interno che prevede, come unica forma di esplicitazione della pubblicità, l’utilizzo dei branded content tool.


Se l’azienda con la quale si collabora ha abilitato lo strumento, l’influencer deve utilizzare il tool e, su Facebook, comparirà in alto la scritta “Pubblicizzato da”, su Instagram “In partnership con”. È essenziale ribadire che, tanto per le piattaforme quanto per la legislazione vigente, non esiste una differenza tra le collaborazioni pagate e gli scambi di prodotti come trucchi o viaggi aerei. Si tratta, in ogni caso, di una comunicazione commerciale che ha un corrispettivo valore economico, per questo è necessario che l’influencer sia chiaro e onesto.

L’Istituto di autodisciplina pubblicitario, lo Iap, ha divulgato delle proprie linee guida: sono tra quelle maggiormente adottate dalle agenzie e dagli influencer. L’ente privato raccomanda a chi fa pubblicità sui social di esplicitare verbalmente, nei video, la natura commerciale del contenuto. Come alternativa, valida anche per le foto, si può inserire una didascalia che palesi la presenza di un rapporto economico tra brand e influencer, oppure un hashtag (almeno tra i primi tre) del tipo #adv, #giftedby #suppliedby et similia.

Video: Vincenzo Monaco e Felice Florio

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