ArcelorMittal, il ricorso dei commissari: non ci sono le condizioni per il recesso
I legali dei commissari straordinari dell’ex Ilva presenteranno in Tribunale a Milano, nei prossimi giorni, un ricorso, con urgenza e cautelare, ex articolo 700, contro la decisione di ArcelorMittal di abbandonare gli stabilimenti siderurgici: non ci sono le condizioni giuridiche del recesso del contratto di affitto dell’ex Ilva, preliminare alla vendita – questo il cuore del ricorso stesso – e quindi l’azienda franco-indiana deve andare avanti.
Intanto è slittato da oggi a domani, 12 novembre, il deposito, sempre in Tribunale a Milano, dell’atto con cui ArcelorMittal chiede di recedere dal contratto di affitto dell’ex Ilva e che è già stato notificato ai commissari straordinari martedì scorso alle 4 di mattina. Il procedimento, una volta presentato l’atto dovrà essere iscritto a ruolo dalla cancelleria centrale che poi trasmetterà la causa al presidente del tribunale il quale la assegnerà alla Sezione specializzata imprese.
Il ricorso cautelare d’urgenza dei commissari, che verrà depositato verosimilmente tra domani e giovedì, si è reso necessario per impedire che a dicembre la multinazionale lasci l’ex Ilva. La procedura per restituire allo Stato gli stabilimenti, il principale è quello di Taranto «da cui dipendono tutte le attività comprese nel Ramo di Azienda» e «l’unico – si legge nell’atto che verrà depositato in Tribunale domani – a ciclo integrale in Italia», ha preso il via lo scorso 5 novembre con l’annuncio comunicato con una lettera dall’ad del gruppo Lucia Morselli ai segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm in un incontro a Taranto. Secondo la procedura, che si basa sull’articolo 47 della legge 428/90, da quel giorno i termini per la cessione scadono in 30 giorni.
Uno dei punti più importanti del ricorso è che il cosiddetto “scudo penale” non sia una condizione che consenta il recesso del contratto da parte di ArcelorMittal. Altro punto contestato nel ricorso dei commissari riguarda Afo2, l’altoforno che, al contrario di quanto sostiene la multinazionale nel suo atto di recesso, non è spento.
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