«Preghiamo per Taranto»: la città resta sospesa. Martedì nuovo incontro tra Conte e ArcelorMittal

L’esecutivo assicura di essere al lavoro ‘pancia a terra’ per elaborare uno piano negoziale da mettere sul tavolo con l’azienda

Si apre una settimana importante per Taranto e per il destino dell’ex Ilva, la cui crisi, da più parti attesa, è scoppiata pochi giorni fa. Una crisi occupazionale, imprenditoriale, ambientale, morale e politica, dagli effetti potenzialmente significativi anche sul destino dell’attuale governo giallorosso.


Una matassa da sbrogliare, per il presente e con prospettive future, per la quale l’arcivescovo Filippo Santoro invita alla preghiera. «Preghiamo per la drammatica situazione che da tempo affligge Taranto e l’intero territorio nazionale», dice monsignor Santoro, auspicando che «il problema si possa risolvere quanto prima per il bene di tutti». D’altro canto «la città è smarrita e confusa, anche rassegnata».


Il messaggio dell’arcivescovo Filippo Santoro, scrive l’Ansa, è stato letto nelle parrocchie della Diocesi. La preghiera, per il monsignore, è necessaria «affinché, attraverso scelte condivise tra i lavoratori, i sindacati, l’azienda e le autorità nazionali e locali, lo sviluppo economico e sociale sia a servizio della salute, dell’ambiente e del lavoro, non rimanga schiavo dell’inerzia e del solo profitto e curi il bene delle famiglie».

Un particolare delle tute degli operai davanti alla fabbrica Arcelor Mittal a Taranto, 5 novembre 2019. ANSA/Renato Ingenito

Cosa succederà nei prossimi giorni

Taranto attende di capire se quando il premier Giuseppe Conte incontrerà nuovamente i vertici di ArcelorMittal, probabilmente martedì. L’esecutivo assicura di essere al lavoro ‘pancia a terra’ per elaborare uno piano negoziale da mettere sul tavolo con l’azienda. Lunedì 11 novembre, secondo alcune indiscrezioni riportate dall’Ansa, il presidente del Consiglio dovrebbe incontrare tutti i rappresentanti pugliesi del Movimento 5 Stelle.

Nel frattempo Italia Viva, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari citate dall’Ansa, presenterà come annunciato nei giorni scorsi un emendamento al decreto fiscale per ripristinare lo scudo penale per i vertici di Arcelor Mittal nella realizzazione del piano per l’ex Ilva. La scadenza per depositare le proposte di modifica al decreto, collegato alla manovra, è fissata per la mattina dell’11 novembre alle 9.30.

Scudo o non scudo, il problema, secondo alcuni osservatori, è il piano industriale. E il sospetto che la volontà della multinazionale franco-indiana sia di spegnere del tutto l’impianto e togliere quindi Taranto dal mercato internazionale del siderurgico. La fabbrica lavora già ora a regime ridotto.

«Io non ho una risposta da darvi. Non ho una risposta in tasca», aveva detto Giuseppe Conte arrivato l’altro giorno a sorpresa a Taranto. «Presidente, si muore a Taranto!», gli hanno urlato mentre era circondato, venerdì sera, da lavoratori e telecamere.

Domani il governatore pugliese, Michele Emiliano, ha inviato le parti sociali e istituzionali di Taranto per discutere della crisi ex Ilva.

I sindacati, dal canto loro, si aggrappano all’accordo del 6 settembre 2018. «Ma l’azienda ha sbagliato piano industriale, il mercato dell’acciaio è in crisi e quindi l’abolizione dello scudo penale è solo una scusa per andarsene», dice un lavoratore. «Siamo preoccupati, non lo nascondiamo. Adesso lo Stato sia garante di tutti i tarantini che per oltre 50 anni hanno pagato un prezzo altissimo in nome del dio acciaio». La Cgil chiede un impegno diretto dello Stato, anche con «una quota», come dice Maurizio Landini, per evitare la chiusura.

Taranto resta quindi, ancora una volta e con ancora più angoscia, sospesa: in attesa di capire se la multinazionale farà o meno il passo indietro annunciato. O che ne sarà dell’alternativa «lacrime e sangue» messa sul piatto: continuare, ma tagliando 5mila esuberi. In attesa di capire se ci sarà un intervento pubblico. E quale sarà il destino del più grande impianto di acciaio europeo. Sullo sfondo, lo scontro tra sindacati e Confindustria, mentre al ministero dello Sviluppo Economico i tavoli di crisi aperti, insieme a quello dell’ex Ilva, sono 147.

La battaglia legale

I commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria avrebbero già messo al lavoro gli uffici legali per presentare ricorso cautelare al tribunale di Milano contro l’iniziativa «improvvida e improvvisa» di Arcelor (come l’hanno definita in una lettera all’azienda del 7 novembre).

E in settimana – possibile già domani, scrive ancora l’Ansa – dovrebbero chiedere ufficialmente al tribunale di Taranto più tempo per la messa in sicurezza dell’Altoforno 2 – sotto sequestro da giugno 2015 dopo la morte di un operaio – che altrimenti sarà spento tra un mese, il 13 dicembre.

Senza un’intesa si rischia «la battaglia legale del Secolo», dice Giuseppe Conte.

In copertina Giuseppe Conte in visita allo stabilimento ex Ilva di Taranto, 8 novembre 2019. ANSA/Ufficio Stampa Palazzo Chigi/Filippo Attili

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