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Colpo di scena: il patto che controlla il 17,8% di Ubi respinge l’offerta di Intesa. «Ostile, non concordata, inaccettabile»

20 Febbraio 2020 - 14:20 Redazione
Gli azionisti hanno difeso la tenuta della banca, sostenendo di dover tutelare il loro investimento

Ubi non ci sta e respinge il tentativo di acquisto da parte della prima banca italiana, Intesa San Paolo. «L’ops di Intesa-Unipol, come prospettata, appare ostile, non concordata, non coerente coi valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile», si legge in un comunicato del Comitato azionisti di riferimento.

«Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze e risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socioeconomico del Paese», prosegue la nota. Gli azionisti ritengono di dover «tutelare, al contempo, il loro investimento e la Banca con i suoi territori di riferimento e si son impegnati in un progetto di medio e lungo periodo».

Tutelare dunque anche il personale, come ha spiegato alla fine della riunione il componente del direttivo Mario Cera: «Abbiamo pensato molto alle risorse umane, al personale di Ubi. Il patrimonio di Ubi è essenzialmente il suo personale. Abbiamo pensato molto e vogliamo tutelare la banca così com’è».

Scherzando sul nome della Banca invece, il presidente del patto degli azionisti (Car) di Ubi Banca, Armando Santus, ha dichiarato che all’interno del «Car c’è grande intesa, l’intesa ce l’abbia già a casa». Sempre secondo Santus inoltre, il Car non esclude di poter aumentare la sua quota in banca.

L’offerta di Intesa San Paolo

Nel motivare l’opa lanciata a metà febbraio, Intesa San Paolo aveva dichiarato di voler «consolidare ulteriormente, attraverso l’apporto della clientela e della rete dell’emittente, la propria leadership nel settore bancario italiano».

I vertici della banca avevano smentito dunque che si trattasse di un takeover ostile spiegando che «la banca oggetto dell’operazione viene considerata ben gestita». L’offerta di scambio di Intesa era stata da 4,8 miliardi: con l’acquisizione di Ubi sarebbe diventato il settimo gruppo bancario europeo per reddito.

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