Il direttore dell’Agenzia per il lavoro voluto da Di Maio spende per sé 160mila euro? «È quello che mi spetta». Ma sui social infuria la polemica

Sempre più in un angolo dopo le richieste di dimissioni da Italia Viva e Lega, Mimmo Parisi tira dritto e risponde a muso duro alle accuse di non aver rendicontato le proprie spese. E sull’App per i navigator si sfoga, «Non mi fanno lavorare»

Infuria la polemica attorno ai rimborsi spesa del presidente dell’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), Mimmo Parisi, chiamato circa un anno e mezzo fa dal ministro degli Esteri Di Maio con il compito di trasformare il Reddito di cittadinanza in uno strumento per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro. Dopo le critiche politiche per le inefficienze legate alla misura bandiera del M5S e i troppi pochi posti di lavoro creati ad oggi, sta assumendo sempre più rilievo invece la questione legata alle mancata rendicontazione delle sue spese personali – si parla di oltre 160 mila euro – sollevata recentemente in tre lettere da parte di due dirigenti dell’Anpal e dalla Commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni.


Salario e benefit e l’indignazione sui social

In un’intervista al Corriere della Sera, che ha sollevato molte critiche sui social, Parisi risponde a muso duro: «Io spendo quello che mi spetta!». Risposta pronta sui 55mila euro mensili per l’autista («Il mio predecessore spendeva la stessa cifra») e sui viaggi in business class per raggiungere la moglie negli Stati Uniti («per rotte sopra le 5 ore, la legge è chiara, ho diritto alla business class»). Ma, al di là delle puntualizzazione sui benefit di cui gode il dirigente – proporzionali all’incarico, sostiene – Parisi rivela un retroscena interessante sull’accordo raggiunto con Di Maio.


«Gli dissi: amico mio, io lascio la cattedra di una università prestigiosa, e non posso rimetterci. Me li date 240 mila euro? Mi rispose che non c’erano problemi. Invece poi lo stipendio è stato molto più basso. Però okay, dai, non fa niente». Insomma, lo stipendio accordato a Parisi sarebbe inferiore a quanto stipulato in un primo momento con Di Maio il che giustificherebbe, presumibilmente, anche la decisione di non rinunciare ai lauti benefit. Senza tener conto poi delle polemiche nate per la possibile incompatibilità tra il suo incarico e il rapporto di lavoro con la Mississippi State University, su cui ha già risposto in un’intervista a La Repubblica.

Il rapporto con Nicastro

Altra questione dolente riguarda il rapporto con la direttrice generale dell’Agenzia, Paola Nicastro, che negli ultimi giorni aveva scritto una lettera per smentire le spiegazioni date dal professore in merito ai rimborsi da circa 160mila euro per le auto di servizio, i voli negli Stati Uniti e un appartamento a Roma. «Infondate e contrarie agli atti ufficiali dell’amministrazione», ha sentenziato Nicastro dopo che Parisi avesse detto di aver rendicontato tutte le spese.

Rispondendo alle domande del giornalista del Corriere in merito all’App che avrebbero dovuto impiegare i navigator, costata 25milioni di euro e mai entrata in funzione, Parisi indica Nicastro come responsabile. «Certo che sono il capo, ma il direttore generale, Paola Nicastro, se ne infischia», risponde in un primo momento. E poi, «Tutti mi bloccano. Il prototipo della App è pronto. Ma non mi fanno lavorare».

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