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In un anno la deforestazione dell’Amazzonia è aumentata del 25%. Il vice di Bolsonaro ammette: «Non abbiamo agito in tempo»

Per la prima volta arriva un timido mea culpa dall'entourage del presidente

Quando un anno fa l’Amazzonia bruciava, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro aveva definito la situazione «nella norma». Ora, il primo mea culpa arriva direttamente dal suo entourage. È il vicepresidente Hamilton Mourao ad aver dichiarato lunedì che il governo è stato «lento» nell’adottare misure per combattere il disboscamento. In un incontro in videoconferenza con investitori stranieri – riferisce il quotidiano Estado de S. Paulo – Mourao ha ammesso che il Paese ha visto un aumento nella deforestazione e negli incendi, con un picco nel 2019, quando Bolsonaro per mesi aveva sottostimato il fenomeno.

EPA/FLORENCE LO / Il vicepresidente brasiliano Hamilton Mourao

Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto nazionale per le ricerche spaziali del Brasile (Inpe), legato al ministero dell’Ambiente, e incaricato di monitorare la foresta tropicale, mostrano un incremento del 25% rispetto alla prima metà del 2019 nei livelli di deforestazione. Nel primo semestre la devastazione dell’Amazzonia è stata di 3.069 km quadrati. E proprio per tranquillizzare gli investitori, che chiedono di ridurre la deforestazione, Mourao ha assicurato che il Brasile sta facendo il possibile per preservare “il polmone” verde. Ma nei giorni scorsi il pubblico ministero federale ha chiesto la rimozione dell’incarico per il ministro dell’Ambiente, Ricardo Selles, per il reato di «improbabilità amministrativa». Secondo il pm, esiste «una disarticolazione dolosa delle strutture di protezione dell’ambiente». Intanto Bolsonaro ha detto che all’estero si è creata una visione «distorta» della sua politica ambientale. Ma per il suo vice Mourao quest’anno il Brasile «in termini di deforestazione».

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