L’orribile tweet di Meluzzi con la foto di Auschwitz: «Non è creato da me». Chi è stato? Lui non risponde

Sostiene di non avere fatto il tweet, ma tace davanti a una semplicissima domanda

Alessandro Meluzzi, già noto a Open per alcuni episodi riguardanti disinformazione e complottismo, si è fatto riconoscere in questi giorni per un orribile tweet in cui veniva riportata la foto ritoccata del cancello del campo di concentramento di Auschwitz con la scritta «Andrà tutto bene». Pubblicato alle ore 9:44 del 19 ottobre 2020, è dovuto intervenire l’account ufficiale dell’Auschwitz Memorial – alle 18:33 dello stesso giorno – condannando del tutto il tweet contenente l’orribile immagine taroccata.


La risposta dell’Auschwitz Memorial al tweet rimosso di Meluzzi.

Come possiamo constatare, il tweet di Meluzzi è stato rimosso dall’autore e ad oggi risulta irraggiungibile su Twitter. C’è chi ha pubblicato lo screenshot e chi ha salvato il tutto attraverso i siti di archiviazione digitale che permettono di mantenere traccia di certi contenuti.


Non è mancata la difesa di Alessandro Meluzzi, pubblicata sempre via Twitter con in allegato un’immagine contenente un suo scritto che riporto di seguito:

Chi mi conosce sa che retwitto anche insulti più feroci che mi vengono rivolti per provocare una discussione. Qualcuno ha utilizzato un mio #retwitt per provocare una discussione su libertà civili e #diritti dei popoli di fronte all’#orrore e all’ipocrisia di quella scritta nazista. NON ho creato quella abominevole immagine, ma l’ho retwittata come gli insulti che mi vengono continuamente rivolti. Non è certamente mia volontà urtare la sensibilità delle vittime di quella tragica pagina della #Storia. Onoro le #vittime di quella #violenza orribile come di tutti coloro che perdono la libertà, l’onore e la #dignità ora e allora nel mondo.

Che l’immagine non sia stata fatta da lui è chiaro, circola da tempo ed è stata condivisa da altre persone in passato. Sul Il Fatto Quotidiano, in un articolo del 20 ottobre 2020 a firma Davide Turrini, Meluzzi avrebbe dichiarato anche altro attraverso uno scambio di sms: «Certamente non è un tweet creato da me. Non lo ricordo neppure. Tendenzialmente retwitto anche gli insulti personali a me per stimolare la discussione».

C’è qualcosa che non va nel racconto di Meluzzi, in particolare tre punti: parla di un retweet, sostiene di non essere stato l’autore del tweet e di non ricordarselo neanche. L’unica maniera per sostenere la tesi del retweet è visibile nel seguente screenshot pubblicato dall’utente Claudio (@sonoclaudio):

Nella sua difesa, Meluzzi scrive quanto segue in merito all’immagine: «L’ho retwittata come gli insulti che mi vengono continuamente rivolti». Lo screenshot pubblicato dall’utente Claudio risponde alle perplessità nate a seguito delle dichiarazioni di Meluzzi: c’è stato effettivamente un retweet, ma fatto da lui stesso ad un suo tweet! Insomma, ha praticamente rilanciato una sua pubblicazione e non quella di un altro utente. Sostenendo a Il Fatto Quotidiano di non essere l’autore del tweet riporterebbe il falso, a meno che qualcuno non abbia sul proprio iPhone la gestione dell’account di Meluzzi:

Visto che dichiara di non ricordarsi nemmeno quel tweet, a distanza di un giorno dalla sua pubblicazione, gli ho chiesto pubblicamente se lui gestisce personalmente il suo account o si affida a qualcuno di fiducia.

La risposta, in questo caso, non è arrivata. Sono arrivati solo i retweet.

Non pare trattarsi di un bot, c’è qualcuno dietro a un iPhone come possiamo vedere dai dati relativi al retweet del mio tweet:

Sono passate un po’ di ore dalla richiesta pubblica a Meluzzi, eppure nessuna risposta. Intanto ha trovato il tempo di fare retweet, ma stavolta non a contenuti pubblicati dal suo account.

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