Rinviata ancora l’esecuzione di Djalali, il ricercatore accusato di spionaggio in Iran

di Riccardo Liberatore

Arrestato nel 2016, lo studioso, che ha collaborato con l’università del Piemonte orientale, si è sempre dichiarato innocente

Ahmadreza Djalali può sperare ancora. Era prevista per oggi, 16 dicembre, l’esecuzione del ricercatore 49enne, con un passato anche all’università del Piemonte Orientale, ma all’ultimo le autorità iraniane hanno deciso di posticiparla di nuovo. Si tratta del secondo rinvio in poco più di due settimane. Djalali avrebbe dovuto essere trasferito martedì sera dalla prigione di Evin, a nord di Teheran, dove si trova da circa una settimana in stato di isolamento, al penitenziario Rajai Shahr di Karaj, dove vengono eseguite le condanne a morte e dove avrebbe dovuto aver luogo l’impiccagione. Senonché all’ultimo, come riporta Amnesty International Italia, «è arrivato un ordine superiore secondo il quale per i prossimi giorni l’esecuzione è sospesa».



Nelle ultime settimane le organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty, e la comunità accademica hanno chiesto a gran voce la scarcerazione dello scienziato accusato dall’Iran di spionaggio per conto dei servizi segreti israeliani. In un’intervista a Open, un collega di Djalali aveva chiesto un intervento in sua difesa anche da parte dell’Unione europea.

Le accuse nei confronti di Djalali

Djalali è stato arrestato dai servizi segreti iraniani nell’aprile del 2016, quando si trovava in visita presso le università di Teheran e Shiraz. Un tribunale iraniano lo ha condannato con l’accusa di spionaggio per conto dei servizi segreti israeliani, accusa tipica per i prigionieri iraniani con doppio passaporto, come spiega Amnesty. Nello specifico, Djalali è accusato di avere facilitato l’assassinio di due scienziati nucleari iraniani, Massoud Ali Mohammadi e Majid Shahriari, fornendo ad agenti del Mossad informazioni su di loro.

Intelligence israeliana che, peraltro, sarebbe dietro anche all’omicidio di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato iraniano, tra i massimi esperti di nucleare nel Paese, ucciso a novembre in un agguato vicino a Teheran. Djalali, le cui condizioni fisiche sono andate peggiorando negli anni (lo scienziato avrebbe perso ben 24 chili) si è sempre dichiarato innocente, rifiutandosi di firmare una confessione nonostante le pressioni ricevute.

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