Il Termopolio intatto di Pompei, dagli scavi emerge un bancone per lo street food degli antichi romani – Foto e Video

di Felice Florio

Dalle raffigurazioni iper realistiche di animali per il consumo alimentare e cani da compagnia, ai resti di elementi che aiutano a comprendere le abitudini alimentari di duemila anni fa: l’eruzione del 79 dopo Cristo ha sigillato per millenni gli usi e i costumi degli abitanti dell’odierna Campania

Il Natale più difficile degli ultimi decenni, vissuto tra le restrizioni e il pericolo di contagio di un virus che ha già ucciso un milione e 750mila persone in tutto il mondo, riserva una sorpresa per la storia e la cultura italiana. Pompei regala al mondo, nel pieno delle festività, i resti di un Thermopolium, finemente conservato nella struttura e nei colori. Di fatto, una bottega dell’antichità dove veniva venduto dello street food ante litteram: un dono alla scienza e alla ricerca storica, poiché il materiale piroplastico che l’ha sigillato per millenni ne ha conservato gli elementi per ricostruire le abitudini alimentari della popolazione che abitava l’odierna Campania nel 79 dopo Cristo.


Il dono del 26 dicembre 2020 scartato a Pompei, però, è anche un elogio alla bellezza e all’arte della colonia romana: sul bancone dove avveniva la vendita di cibo sono apparse raffigurazioni pittoriche straordinarie: una coppia di oche germane, un gallo dai colori sgargianti, un cane al guinzaglio e una Nereide che cavalca un ippocampo dalle tinte arcobaleno. Incisa sul bancone, gli archeologi hanno trovato, in corrispondenza del quadrupede, un graffito dell’epoca contenente un insulto omofobo: «cagatore invertito», si legge. La scoperta è «una fotografia di quel giorno nefasto», ha detto all’Ansa il direttore del parco archeologico, Massimo Osanna. Il ministro peri Beni culturali, Dario Franceschini, ha parlato del lavoro di questi anni a Pompei come di «un grande esempio per la ripresa del Paese».


Paella e vino corretto con le fave

Nel Thermopolium sono stati ritrovati resti alimentari che potrebbero essere definiti gli antenati della paella. Una pietanza ottenuta «con l’impiego congiunto di mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza», spiega l’archeozoologa Chiara Corbino. Un altro particolare finora sconosciuto riguarda il metodo di correzione del vino: per sbiancarlo e correggerne il gusto, «veniva conservato in un dolo che aveva sul suo fondo una tegola per separare i legumi dal liquido ed evitare di mescere il vino insieme con il suo poco gradevole fondo», aggiunge l’archeobotanica Chiara Comegna.

Le ossa umane

Oltre ai resti alimentari e alle importanti raffigurazioni pittoriche, all’interno della struttura sono state rinvenute ossa umane. Purtroppo, alcuni reperti sono stati danneggiati da scavatori clandestini in cerca di monili preziosi. Dalle prime analisi, sembrerebbe che alcune ossa apparterebbero a un individuo di 50 anni sorpreso dalla corrente piroclastica mentre era posizionato su un letto nel retrobottega. Altri reperti ossei, invece, rinvenuti occultati in un grande dolio, potrebbero appartenere a un secondo individuo presente nel Thermopolium al momento dell’eruzione

Video del ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo

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