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«Il mio fidanzato cacciato dalla stazione perché nero. Adesso ci stanno riempendo di insulti» – L’intervista

13 Febbraio 2021 - 09:00 Fabio Giuffrida
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Parla la fidanzata di Georges Christian, 41 anni, originario del Camerun in Italia da 13 anni, vittima di un episodio di razzismo nel comasco

«Tu esci immediatamente da qui, punto e basta. E se non lo fai, chiamo i carabinieri». Così un vigilante della stazione di Portichetto di Luisago, in provincia di Como, si sarebbe rivolto, nei confronti di Georges Christian, un uomo di 41 anni, originario del Camerun in Italia da 13 anni, che si trovava in stazione per provare a raggiungere Milano in treno. Era la mezzanotte del 9 febbraio quando Georges Christian, pensando che ci fossero ancora treni disponibili, si era recato in stazione, di fretta, oltre l’orario del coprifuoco, per raggiungere «per motivi personali e urgenti» il capoluogo lombardo. Alla fine non è partito, «è tornato indietro». Al posto dei treni, infatti, c’erano solo dei bus sostitutivi: «Il nostro errore è stato non controllare prima di uscire di casa».

Fabiana e Georges, una coppia che sfida il razzismo

A raccontare questo episodio è Fabiana, logopedista di 33 anni, fidanzata da 2 anni con Georges, lavoratore e studente con il sogno di diventare endocrinologo. Nello zaino, infatti, aveva due libri, uno di pediatria e l’altro di cardiologia: Georges sta preparando due esami e conta di laurearsi in Medicina all’università di Pavia nella sessione estiva (lui si è già laureato in Biochimica in Camerun). Per mantenersi gli studi ha anche fatto il parcheggiatore, il lavapiatti, il barista e, per ultimo, il mediatore culturale.

Sguardi curiosi, episodi spiacevoli

In questi 2 anni di fidanzamento tanti gli «episodi spiacevoli, gli sguardi curiosi»: «Solo per fare un esempio, l’atteggiamento dei commessi cambia molto quando Georges entra da solo in negozio rispetto a quando ci sono io. Se va da solo, pensano non abbia soldi, con me invece cambia tutto. Anche stavolta lui non ci ha fatto particolarmente caso. Quando è tornato a casa, mi ha detto: “Non è la prima e non sarà l’ultima”. Era rassegnato. Poi quel “tu esci fuori”. Al nord di solito si è formali, c’è sempre una distanza sociale e invece con lui usano il “tu”…». E quelle parole Fabiana le ha sentite bene visto che era al telefono con il fidanzato.

Gli insulti sui social

Anche la sua famiglia, inizialmente, non era del tutto convinta della loro relazione: «Mio padre, che ha 70 anni, mi diceva: “Ma sei sicura? Di che religione è?”. Ora si mandano messaggi WhatsApp d’amore tutti i giorni». Ma Fabiana – che ci tiene a ribadire di non avere nulla nei confronti del vigilante – ci svela che sta ricevendo anche tanti, troppi insulti: «Da “tornatene al tuo Paese” alle foto di banane». Ferrovie Nord – è bene sottolinearlo – sostiene che il vigilante si sarebbe limitato a svolgere il suo lavoro. Dunque, nessun episodio di razzismo, secondo la loro versione dei fatti.

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