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«Un demone mi ha detto di farlo»: la confessione del 16enne che ha ucciso Chiara Gualzetti

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Ha detto che una voce inferiore gli ha chiesto di uccidere. La procura chiederà una perizia psichiatrica

Ha sedici anni appena compiuti, è italiano e si trova ora nel carcere di Pratello di Bologna il ragazzo che ha confessato di aver ucciso Chiara Gualzetti, trovata morta nel parco dell’abbazia di Monteveglio nel Bolognese dopo essersi allontanata da casa la mattina del 27 giugno. Era lui il ragazzo che Chiara doveva incontrare dopo essersi allontanata da casa sua a Valsamoggia domenica scorsa. Ha detto di aver agito sulla base di una spinta superiore, una voce interiore che gli ha detto di uccidere. «Una presenza demoniaca che lo spingeva a compiere atti sempre più violenti verso le persone», ha sintetizzato il capitano dei carabinieri di Borgo Panigale, Riccardo Angeletti.

«L’ho uccisa perché me lo ha detto Samael», ha detto il ragazzo agli inquirenti. Samael è l’«angelo della morte» che ha invocato. E che è anche il protagonista della serie tv Lucifer ovvero l’angelo bandito dal Paradiso e mandato a governare l’Inferno. Secondo Simone Purgato, il pubblico ministero a cui il procuratore capo della procura dei minori di Bologna Silvia Marzocchi ha affidato l’indagine, si tratta di vaneggiamenti. Anche perché il giovane ha riferito che Chiara gli aveva espresso la volontà di morire e che lui l’avrebbe esaudita. Raccontando anche di un interesse sentimentale di lei che lui non corrispondeva. La procura, oltre alla convalida del fermo e alla custodia cautelare in carcere, chiederà una perizia psichiatrica.

Mentre il padre di Chiara, Vincenzo, ha detto ieri di conoscerlo: «Ha fatto uno stage con me (come elettricista, ndr): non ha mai dimostrato demoni, sarà forse uno dei primi alibi che si sta creando. Io non vorrei che mia figlia fosse morta per niente e che non abbia giustizia». Il timore di Vincenzo Gualzetti è che se il 16enne fosse riconosciuto incapace di intendere e di volere potrebbe non essere processato. A casa del fermato durante la perquisizione di rito sono stati ritrovati un coltello da cucina ripulito, con tutta probabilità l’arma del delitto, i vestiti di Chiara sporchi di sangue e il suo cellulare.

L’omicidio di Chiara Gualzetti a Monteveglio

È stato lui stesso a raccontare al Pm cosa è successo domenica mattina: «Avevamo appuntamento verso le dieci, siamo andati su per la collina fino ad arrivare al boschetto sotto l’Abbazia e l’ho uccisa col coltello che mi ero portato dietro». Sul corpo della ragazza sono state trovati lividi e ferite da arma da taglio. «Poi sono tornato a casa e ho fatto finta di niente», ha raccontato. Il Corriere della Sera racconta oggi che fra le chat che il ragazzo ha cancellato c’era anche un messaggio mandato lunedì a un’amica: «Ho ucciso Chiara». Lei lo ha raccontato ai carabinieri accompagnata dai genitori proprio mentre veniva trovato il corpo. A un parente, invece, il 16enne pochi giorni prima aveva detto: «Domenica ucciderò una ragazza». Ma lui non lo aveva preso sul serio.

«Da tanto tempo parlo con Samael, l’angelo del giudizio. L’ho anche visto; un uomo alto, di fuoco», ha detto lui nell’ultima deposizione prima di finire in carcere. «Sento dentro una voce» che «mi vede in posa con i muscoli addominali in evidenza e con gli occhi rossi». Secondo il quotidiano si tratta dilenti a contatto colorate usate per assomigliare al Lucifero di Netflix, il cui sguardo si illumina di rosso. «Il mio assistito è molto scosso e si è messo a piena disposizione», ha detto ieri l’avvocata Tania Fonzari, difensore di fiducia del minorenne. Gli è stata a fianco tutta la notte fino alle 4.30, quando è stato eseguito il fermo.

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